È un appello a salvare l’Unione bisogna superare i nazionalismi ora è in gioco il Welfare State
E CERTO, come potrebbe essere diversa la motivazione per il conferimento di un Premio Nobel per la pace?
Eppure, sono proprio le circostanze della crisi attuale a gettare una luce particolare sul senso e sul significato del conferimento di questo Nobel per la pace all’Unione europea, cioè sull’effetto che tale scelta può avere nella situazione attuale dell’Unione stessa. Il
fatto che il premio Nobel per la pace venga conferito alla Ue proprio in un momento in cui la Ue è più debole di quanto non sia mai stata nella sua storia, lo interpreto proprio come un appello implorante ed estremo alle élite politiche europee, quelle stesse élite che oggi vediamo agire nella crisi senza coraggio e senza prospettive. Il messaggio che viene indirizzato dal conferimento del Nobel per la pace a quei governi che oggi guidano i Paesi membri dell’Unione monetaria è una chiara affermazione della necessità di saper saltare oltre il limite della loro propria ombra nazionale, e quindi della necessità di portare avanti il progetto.
Questo appello si svela chiaramente da solo, per ben tre volte in modo trasparente, nel testo della motivazione. All’inizio, il comitato del Nobel elogia la riconciliazione e la costruzione della pace, avvenute in Europa dopo la Seconda guerra mondiale. Più avanti, il testo parla della forza costitutiva e stimolatrice di democrazia, libertà , processi di liberalizzazione che l’Unione europea ha dispiegato ed esercitato negli anni Ottanta per Grecia, Spagna e Portogallo, così come aveva fatto dopo il 1989-1990 per i Paesi mitteleuropei ed est-europei che poi entrarono a farvi parte. Forza che oggi l’Europa deve dispiegare ed esercitare nei Balcani. Il comitato del Nobel loda il coraggio che l’Europa seppe trovare nel superare ostilità storiche e il successo civilizzatore dell’allargamento dell’Unione europea, che un giorno dovrà includere anche la Turchia.
Ma ciò non è tutto. Dobbiamo arrivare al terzo punto della motivazione per trovare la spiegazione dell’ironia della circostanza in cui tale premio Nobel per la pace viene appunto conferito all’Unione europea. Il comitato del Nobel fa riferimento alla crisi economica, che nei Paesi membri dell’area della moneta comune causa «considerevoli disordini e tensioni sociali » e spinge un’Unione segnata dalla debolezza di leadership sull’orlo della sua rottura. È in gioco cioè, a ben leggere la motivazione,
la terza grande performance dell’Europa: il suo modello sociale, fondato sul welfare state.
Attualmente, noi europei ci ostiniamo a restare fermi e silenziosi sulla soglia di un’Unione a due velocità . Per questa ragione, io interpreto la scelta di conferire il premio Nobel per la Pace all’Unione europea anche come un appello alla solidarietà dei cittadini, ai quali dovrà toccare dire quale Europa vogliono. Soltanto l’approfondimento delle istituzioni nel “KernEuropa”, nell’Europa del nocciolo duro, potrà essere in grado di domare un capitalismo divenuto forza selvaggia, e potrà essere capace di fermare il processo di distruzione interna dell’Unione.
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