E sui soldi è l’ora dei sospetti

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ROMA — Non bastavano le liti sulle regole. Ora nel centrosinistra infuriano anche le polemiche sui finanziamenti delle primarie.
A dare il la a questa nuova diatriba in casa democratica è stato l’ex tesoriere Ugo Sposetti che ha accusato Matteo Renzi di aver già  speso 2 milioni e 35 mila euro e di prendere anche soldi dall’estero. Precisamente da dove? A domanda Sposetti non risponde.
Le chiacchiere che girano tra i detrattori del sindaco di Firenze sono intrise di teorie da complotto giudo plutaico massonico: i finanziamenti arrivano da Israele e dalla destra americana. Perché mai Romney e Netanyahu dovrebbero pagare il sindaco di Firenze? A domanda i detrattori non rispondono.
Ovviamente a voci come queste Renzi non replica. Però il primo cittadino di Firenze è pronto a querelare l’ex tesoriere dei Ds, qualora insistesse con la storia dei milioni: «Voglio proprio divertirmi».
In compenso replica a Sposetti l’uomo che ha in mano la cassaforte della campagna di Renzi: Alberto Bianchi. E specifica che le entrate e i nomi dei finanziatori che hanno dato l’autorizzazione sono sul sito del sindaco. Così è: finora sono stati raccolti quasi 60 mila euro.
Tra oggi e domani verranno messe in rete anche le spese che, a dire la verità  sono poche, perché tranne qualche eccezione come Verona e Roma, sono i comitati pro Renzi locali a spendere i soldi dell’affitto delle sale. Gli alberghi il sindaco li paga di tasca propria. Tra l’altro, Renzi non ha voluto nemmeno del personale del Pd per la sua campagna, come gli era stato offerto, perché ritiene che per le primarie non si debbano usare mezzi, soldi e strutture del partito.
Sposetti però insiste: «Con 60 mila euro possono pagare giusto le merendine. Io ho fatto questo mestiere e so quel che dico: andate a indagare voi giornalisti».
Ma a indagare si scopre che i camper a Renzi volevano darglieli gratis ed è stato lui che ha voluto pagare, che la sua campagna la fanno volontari (vengono dati solo due stipendi per il personale dell’ufficio stampa) e che il sito è stato allestito da un gruppo di ragazzi: la meticolosità  del sindaco su queste cose rasenta la mania.
Del resto, anche gli altri due principali candidati alle primarie stanno attentissimi a non fare passi falsi. Temono l’ira dell’elettorato che dopo gli scandali delle regioni non perdonerebbe. Tanto meno se venisse a sapere che la campagna viene finanziata con i soldi dei partiti, cioè con i soldi degli italiani. Ragion per cui la sobrietà  e la trasparenza sono d’obbligo.
Pier Luigi Bersani, per esempio, ha deciso di fare come il suo avversario Renzi e lancerà  una raccolta di fondi “online”, rendicontando tutto.
Ma qualche sostenitore del sindaco di Firenze si chiede se il segretario del Pd non utilizzerà  veramente i mezzi e le strutture del partito. Bersani giura di no. Il suo comitato non ha ancora nemmeno i computer (se non i propri) e lui è da mesi che non usa più l’auto messagli a disposizione dal Pd: tagliata per sobrietà  e per arginare i costi. Resta solo la macchina di scorta che, fanno sapere dallo staff del segretario, è obbligatoria.
Precisissimo anche Nichi Vendola. Il governatore della Puglia ha spiegato di avere poco o niente in cassa. Per questa ragione a breve lancerà  una sottoscrizione. I creativi che gli cureranno la campagna per le primarie sono volontari. Massima sobrietà , è la parola d’ordine del leader di Sel, che l’altro ieri ha aperto la sua campagna a Pompei e ha fatto la fila per pagare il biglietto di ingresso agli scavi, nonostante fosse stato accolto con tutti gli onori dal sovrintendente e da alcune autorità  locali. Se l’è addirittura conservato quel biglietto, per dimostrare che l’ha pagato di tasca sua. Qualche finanziamento, però, Vendola sarà  costretto a trovarlo perché l’iniziativa dell’altro ieri per quanto sobria qualcosa è costata. Ottomila euro per l’esattezza: 800 più Iva per l’affitto della sala, 50 per i manifesti, 4 mila per il service audiovideo, e così via, fatture alla mano.


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