E FRANCOFORTE SCOPRE LA “HUMAN ECONOMY”

by Sergio Segio | 10 Ottobre 2012 7:40

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FRANCOFORTE. Abbiamo comprato crescita economica e venduto stabilità , ora vogliamo un’economia che tenga conto delle persone:
humanomics invece che economics.
Quattro anni dopo il crash della Lehman, le critiche a un capitalismo insieme informe e onnipotente sono la novità  quest’anno alla Buchmesse. La “distruzione creatrice” che tiene in piedi il capitalismo sembra non aver perso di verità  e ha spinto gli economisti a scrivere libri per spiegare l’economia ai laici. La crisi finanziaria, mutata in crisi del debito e poi in crisi dell’euro, è oggi sempre più una crisi di fiducia: non si fidano i mercati, non si fidano gli investitori, non si fidano gli elettori.
Leggere aiuta. E non sono solo gli economisti a scrivere. A sorpresa, ricompaiono gli scrittori “politici”. Almeno tre tra i più noti autori di lingua tedesca si sono reinventati il libro “impegnato”, un genere che era finito dai tempi di Gà¼nter Grass. Affrontando temi come la democrazia (Ingo Schulze), l’Europa (Robert Menasse), il manager onesto (Rainald Goetz). Forse qua e là  peccano di idealismo, ma restano una novità . Per Ingo Schulze (I nostri bei vestiti nuovi, Hanser Berlin) è stata una formula usata dalla cancelliera Merkel – «democrazia conforme al mercato » – a farlo sobbalzare. Quella formula gli appare un tradimento della politica: «Non dovrebbero invece essere gli attori in Borsa a cercare di riconquistarsi la fiducia della società ? Non di democrazia conforme al mercato si dovrebbe parlare, ma di mercati conformi alla democrazia».
“Siamo il 99 per cento” era lo slogan di Occupy Wall Street e anche se il movimento è finito, quello slogan descrive perfettamente il problema delle grandi disuguaglianze che, come scrive il premio Nobel Stiglitz ne Il prezzo della disuguaglianza, sono un pericolo per l’economia e ancor più per la democrazia. A Francoforte verrà  premiato questa settimana per L’economia del bene e del male (Garzanti) Tomas Sedlacek, un economista trentacinquenne ceco che era stato consigliere economico di Vaclav Havel e che esplora le fonti del pensiero economico da Gilgamesh a Wall Street, attraverso la Bibbia e i filosofi greci. Per dare un fondamento teorico alle nuove critiche ai modelli economici correnti. La riduzione dell’uomo a agente economico razionale che cerca di ottimizzare il proprio tornaconto ha
portato all’esclusione di qualsiasi agire etico, sconfessando perfino Adam Smith (però gli economisti oggi devono congedarsi dall’idea di Smith della “mano invisibile del mercato”). Abbiamo creato un sistema che crolla se sta fermo, dice Sedlacek, come se un’automobile esplodesse quando non cammina. Un “keynesianismo bastardo” perché se nei momenti cattivi i deficit vanno bene, in quelli buoni dovrebbero venir ripianati, mentre in Occidente si è fatta solo la prima cosa, condendola di populismo.
Il problema è se l’economia funzioni come noi vogliamo; e questo ci riporta a questioni filosofiche: vogliamo una società  giusta o una società  stabile o una società  fissata sulla crescita? Il libro di Sedlacek è diventato una commedia che viene data a Praga (anche su Youtube) e lui a volte vi recita. E intanto scrive un libro di dialoghi con David Orrell, un matematico canadese autore di un bestseller sui Miti dell’economia: dieci modi in cui l’economia sbaglia e un altro con David Graeber, l’autore di Debito
(sottotitolo: “I primi 5000 anni”, Il Saggiatore).
Anche Susanne Schmidt, figlia dell’ex cancelliere, presenta alla Buchmesse una rinnovata critica alle banche: Come le banche governano la politica (Droemer). E a Francoforte ci si è ricordati che anche Goethe era critico della corsa folle al denaro e il suo Faust II viene rappresentato come un’allegoria del capitalismo. Gli editori italiani fanno già  oggi un primo bilancio: Ponte alle Grazie festeggia Emanuele Trevi che riceverà  con il suo Qualcosa di scritto lo European Union Prize for Literature 2012, mentre Bompiani ha acquistato il libro del giovanissimo Joà«l Dicker, finalista al Goncourt, La vérité sur l’Affaire Harry Quebert, titolo importante della Fiera.

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