E’ di 116 euro la spesa sociale pro-capite in Italia. Primato a Trento e Valle d’Aosta

by Sergio Segio | 5 Ottobre 2012 12:39

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ROMA – Si parla di spesa per i servizi sociali e per quelli socio-sanitari nell’ultimo numero della rivista “Welfare Oggi”, diretta da Cristiano Gori.
Per ciò che concerne la spesa per i servizi sociali, le autrici Laura pelliccia e Susanna Riva fanno il punto sulla spesa per gli interventi di titolarità  dei Comuni e delle varie forme associative di gestione dei servizi. Attraverso un’analisi della spesa media delle regioni, l’articolo evidenzia come le regioni Centro-settentrionali spendano in media 146,48 euro, che scende a 134,71 euro se si prendono in considerazione le sole regioni a statuto ordinario. La spesa delle regioni a statuto autonomo, infatti, è nettamente maggiore delle altre: da un minimo di 215,10 euro nel Friuli Venezia Giulia fino ai 294,70 euro della provincia di Trento.
Tra le aree dove il sociale assorbe meno risorse pro-capite, troviamo il Veneto (113,80), le Marche (107,20), Umbria (95,40). Rispetto al resto del Paese, il Mezzogiorno evidenzia un divario enorme nell’impegno di risorse per sostenere gli interventi sociali: la spesa media pro-capite di queste regioni (69,04 euro) non raggiunge neanche la metà  della rispettiva quota del Centro-nord. Tra gli altri aspetti di rilevo segnalati dall’articolo, la constatazione che i principali destinatari delle prestazioni del welfare locale sono famiglie e minori (39,9%), persone con disabilità  (21,6%) e anziani (20,3%). Insieme, queste tre voci assorbono l’81,8% delle risorse impiegate. Marginale la spesa per le dipendenze (0,9%) e per immigrati e nomadi (2,7%), mentre gli interventi municipali per la povertà  e l’esclusione sociale assorbono una discreta quota delle risorse (8,3%).
Diverso anche il modello di spesa delle diverse aree del Paese. Nel settentrione la fetta più consistente di spesa va a famiglia e minori (prevalentemente asili), mentre non alta è quella destinata al sostegno del disagio. Al centro la peculiarità  è uno spiccato peso dei servizi a famiglia e minori (42,7%), mentre modesto è il peso dei servizi alla disabilità . Importante invece il peso dei servizi per la povertà  e la quota a favore dell’immigrazione.
Infine il mezzogiorno, dove maggiore è la spesa per il disagio, ossia quella per la povertà  (11%),  e quella per le dipendenze (il doppio dell’incidenza nazionale). La voce anziani ha invece un ruolo limitato.

Servizi socio-sanitari per gli anziani. Quanto ai servizi socio-sanitari, la rivista analizza la spesa del servizio sanitario regionale per l’assistenza territoriale, semiresidenziale e residenziale agli anziani. Sono i costi affrontati da ogni regione per erogare i Lea. Le media nazionale è di 278,67 euro. In questo contesto, le regioni Centro-settentrionali spendono in media 357,67 euro annui per assistere i propri anziani in strutture residenziali o semiresidenziali (dati 2009), un dato che supera di circa il 30% la media nazionale (278,67 euro).
In generale il Nord spende di più rispetto alle regioni centrali, con valori particolarmente elevati nel Nord-Est (con il Veneto che rappresenta il massimo nazionale: 608,3 euro).
Nessuna regione del Centro può competere con le realtà  del Settentrione. Comunque anche tra le regioni centrali si nota uno squilibrio tra i valori più sostenuti di Umbria e Toscana (rispettivamente 295,4 e 259,5 euro) e quelli di Marche (212,2 euro) e Lazio (138 euro).
Infine il Mezzogiorno, che mostra un divario enorme nella spesa per gli anziani rispetto al resto d’Italia: la media di queste regioni (87,2 euro) è meno di un terzo del dato nazionale. L’Abruzzo (175,90 euro) si distingue in eccesso da tutto il resto del Sud, seguito a grande distanza dal Molise (98,10 euro). Chiudono la classifica Sardegna (55,4 euro) e Basilicata (35,50).
Il tutto – si evidenzia nell’articolo – mentre “a livello nazionale la spesa del Servizio sanitario per l’assistenza agli anziani ha conosciuto una crescita moderata negli ultimi anni: tra il 2003 e il 2009 si è registrato un incremento medio del 4,7% annuo”.

Per ciò che concerne gli altri aspetti di rilievo, “Welfare Oggi” evidenzia che l’assistenza territoriale, semiresidenziale e residenziale degli anziani assorbe mediamente a livello italiano il 2,9% del totale dei costi che le regioni sostengono per erogare i Lea sanitari.
Quanto alla sola assistenza domiciliare, va detto che nel 2009 l’1,2% della spesa sanitaria è stata assorbita dagli interventi sociosanitari di tipo domiciliare.
L’assistenza domiciliare riveste un’importanza massima in Friuli (3,1%), seguita da Umbria (2,6%) ed Emilia Romagna 82,2%). A Sud del Lazio, in media, le regioni investono nella domiciliarità  molto meno dell’1% delle risorse per i Lea, con il minimo in Molise (0,3%).

Gli effetti della crisi. La rivista, poi, parla degli effetti della crisi sui servizi comunali e dà  la parola agli assessori. In particolare, a dire la loro sono Stefano Bucari (Terni)
Elide Tisi (Torino), Antonio Abbaticchio (Bari) e  Filippo Cardaci (Malnate). Quale futuro si prospetta per il welfare locale? Fino ad oggi i Comuni hanno potuto contare sui ritardati trasferimenti dei fondi nazionali (in genere sfalsati di uno/due anni rispetto all’anno di competenza) e sui residui degli anni precedenti; questa situazione ha consentito di evitare ricadute immediate dei tagli nazionali sui servizi locali ai cittadini e di mantenere più o meno inalterato il sistema.
Ma si deve prendere atto dell’ormai irrisorio ammontare del Fondo nazionale politiche sociali, dell’azzeramento del Fondo nazionale per la non autosufficienza, e dei drastici tagli dei fondi sociali regionali. Quindi, la radicale riduzione dei trasferimenti ai Comuni farà  ricadere sugli stessi, sempre con maggior peso, il finanziamento delle politiche sociali. “Come affrontare questa situazione?”, si chiede l’autrice dell’inchiesta, Sonia Guarino.
”Crisi e tagli hanno generato una condizione di squilibrio tra risorse e necessità , che rende ormai improcrastinabile la ricerca di soluzioni che consentano di rispondere, nel presente, in modo adeguato alla crescente domanda di welfare e, negli anni a venire, di assicurare la sostenibilità  delle politiche sociali – afferma l’assessore Tisi di Torino. Che annuncia la strada da percorrere, partendo dalla strategia già  in atto: “Lo scorso mese di novembre abbiamo formalizzato, in accordo con l’Anci, la costituzione con altre grandi città  italiane, tra cui Roma, Milano, Genova e Napoli, di una rete tra assessorati alle Politiche sociali per favorire lo scambio di buone prassi, l’adozione di azioni a tutela del welfare e per il recupero di risorse economiche, l’individuazione di nuovi modelli organizzativi, la sollecitazione verso le istituzioni nazionali e regionali a un impegno concreto a salvaguardia del comparto e dei suoi servizi, e la ricerca di soluzioni che consentano al welfare di continuare ad essere motore di sviluppo e occupazione”.

 

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