by Sergio Segio | 25 Ottobre 2012 6:16
ROMA — Un testo semplificato sulla diffamazione arriverà nell’aula del Senato questa mattina. Pochi punti, tra cui innanzitutto niente carcere per i giornalisti e poi «no» all’interdizione dalla professione giornalistica, sanzioni pecuniarie meno pesanti, diritto di rettifica.
Dopo una giornata di tensioni, e di proteste da parte della Fnsi, Federazione nazionale della stampa, e della Fieg, Federazione italiana degli editori di giornali, ieri sera i capigruppo del Pdl, Maurizio Gasparri, e del Pd, Anna Finocchiaro, hanno raggiunto un’intesa e dato mandato ai relatori, Filippo Berselli (Pdl) e Silvia Dalla Monica (Pd), di riscrivere l’articolato. Ma non si tornerà in Commissione e così, dice Gasparri, «il Senato approverà la legge, poi la Camera deciderà » (la nuova legge è calendarizzata a Montecitorio per lunedì prossimo). Anna Finocchiaro ha aggiunto: «Stiamo lavorando per una legge equilibrata, non ci sarà ad esempio rivalsa sul fondo editoria, e sarà escluso il coinvolgimento degli editori».
Ma questo esito arrivato in tarda serata non è stato per nulla scontato. È stata vissuta una giornata tesa, a momenti al cardiopalma. Peggiorata dall’editoriale di Alessandro Sallusti direttore del Giornale contro i magistrati della Cassazione che hanno scritto la motivazione della condanna contro di lui a 14 mesi di carcere, e che hanno avuto la solidarietà del vicepresidente del Csm, Michele Vietti, e del presidente dell’Anm, Rodolfo Sabelli. Mentre il primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, durante il plenum del Csm, ha detto che l’editoriale di Sallusti «abbassa il livello del giornalismo». Tanto che Luigi Li Gotti dell’Idv in Aula — per evitare di approvare una pessima legge — è giunto fino a chiedere che fosse il capo dello Stato a farsi carico del caso Sallusti, firmando un provvedimento di grazia.
Il presidente Fieg, Giulio Anselmi, commentando il testo all’esame dell’aula di Palazzo Madama prima delle ultime modifiche decise ieri sera, aveva dichiarato: «Oggi queste norme sono assurde e pericolose, possono condizionare la sopravvivenza di molti giornali e rivelano un assoluto disprezzo per la libertà di stampa. È auspicabile che il dibattito le modifichi radicalmente».
Il rischio di chiusura per le piccole testate è dovuto alla pesantezza delle multe previste finora. E cioè presenti nel testo uscito dalla Commissione (da 5 mila a 100 mila euro) e che invece nel nuovo testo che andrà in Aula questa mattina dovrebbero essere dimezzate. Anche lo «sconto» sulla multa per chi rettifica sarà aumentato: da un terzo a due terzi. Un nodo da sciogliere — e su cui ieri sera stavano ancora lavorando i tecnici dei partiti — resta quello dei siti Internet: nella riunione di maggioranza con i relatori si è ragionato di eliminare il cosiddetto «diritto all’oblio» e prevedere invece che i siti pubblichino un link che porti alla rettifica.
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