Dall’Austria alle Bahamas la rete di Simone e Daccò

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MILANO — Il giro del mondo in 80 giorni può non bastare se il mondo da girare è quello delle disponibilità  all’estero di Antonio Simone e Pierangelo Daccò, le due persone che «organi della Regione Lombardia indicarono alla Fondazione Maugeri» come «gli intermediari ai quali rivolgersi per ottenere provvedimenti amministrativi favorevoli» nella Sanità . Così oggi i pm chiedono al gip Vincenzo Tutinelli non 80 ma 180 giorni di proroga straordinaria dei già  6 mesi di custodia cautelare di Daccò e Simone.
In Argentina è noto che Daccò ha in corso un grosso investimento immobiliare (una torre-grattacielo) insieme a una ex dirigente dell’assessorato regionale alla Sanità  che fece anche un fugace passaggio lavorativo alla Fondazione Maugeri, Gianna Massei. E già  si sapeva anche che Simone avesse avuto un ruolo nel passaggio di alcuni fondi. Ma ora i pm, nelle 15 pagine depositate, prospettano che «le somme trasferite in Argentina sui conti della società  Avenida Construciones tra novembre 2008 e agosto 2011», e cioè 3,7 milioni di euro e 780.000 dollari, «siano riconducibili a entrambi gli indagati», e che insomma l’affare immobiliare non sia solo di Daccò (con Massei) ma anche di Simone. «Massei ha riferito che Daccò, prima di trasferire gli importi sui conti della società  Avenida, le disse che avrebbe dovuto consultarsi con Simone». E per Grenci, il fiduciario svizzero di Daccò, «Simone partecipava alle decisioni sugli importi da trasferire in Argentina» e, «benché non risulti formalmente socio, vi ha «forti interessi». Poi c’è la rogatoria avviata a Praga, dove il ciellino Simone «ha rapporti bancari» e dove ha iniziato di colpo la propria riconversione da ex assessore dc alla Sanità  regionale negli anni 90 a imprenditore immobiliare. Nel Liechtenstein è titolare di un conto che si chiama «Votera», mentre «entrambi gli indagati», cioè Simone e Daccò, «dispongono di rapporti bancari a Panama e Bahamas», ultima destinazione di «3,9 milioni provento dell’operazione immobiliare di via Dardanoni» sempre con la Maugeri.
È persino ovvio che un imprenditore come Simone abbia «numerosi conti» in Svizzera, ma qui il problema secondo i pm è che Simone non ha prestato consenso alla procedura semplificata di acquisizione». Rogatorie dai «tempi particolarmente lunghi» sono in corso anche con «Portogallo, Austria e Regno Unito»; mentre le varie società  del duo hanno operato anche «a Singapore e in Canada».
I pm sottolineano anche come, se tornassero in libertà  ora, Daccò e Simone potrebbero sfruttare in una ipotetica latitanza i contanti che negli anni hanno prelevato per oltre dieci milioni di euro.
La Procura dichiara infine al gip di aver bisogno dei 3 mesi per smontare e rimontare i complicatissimi (anche per tecnicalità  puramente matematiche) atti di realizzazione degli orientamenti amministrativi cristallizzati nelle delibere approvate dalla Regione come input politico. A questo scopo i pm spiegano di stare terminando di interrogare «i numerosi funzionari regionali che a vario titolo negli anni, hanno partecipato all’istruttoria e elaborazione delle delibere di Giunta» sotto indagine, «al fine di ricostruire come il gruppo criminale sia intervenuto sui contenuti di tali provvedimenti».


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