Dal Mahatma a Bo, le voci libere nel secolo più violento della storia

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Figure anche lontane fra loro — il Mahatma Gandhi e Albert Einstein, fra gli stranieri — ma tutte legate dalla volontà  estrema di difendere idee di libertà , a costo di duri scontri politici e, spesso, destinate a ritrovarsi «estremamente sole». In gran parte, i casi nazionali fanno capo a quell’area laica, talvolta individuata col termine «terza forza», dove si sono ritrovati — nell’arco del secolo — liberali, repubblicani, azionisti, democratici senza tessere specifiche, ma anche cattolici non conformisti come Carlo Bo.
Proprio a Bo è dedicato uno dei testi più interessanti. Il grande critico racconta cosa fu la vita culturale nella Milano del dopoguerra, il ruolo originale svolto dalla Casa della Cultura in sintonia con «Il Politecnico», la rivista di Elio Vittorini, un ruolo perso quando la testata chiude, e si infrange «un certo modo di intendere il rapporto fra cultura e politica, fra presenza intellettuale e impegno civile».
Nella galleria di ritratti compaiono protagonisti come Indro Montanelli, «orco delle fiabe» secondo la definizione dello storico data da Marc Bloch: colui che, appena «sente odore di carne umana», là  sa che è «la sua preda». Ma anche nomi quasi dimenticati. Per dire, Adolfo Tino (già  antifascista nel giro di Riccardo Bauer, poi avvocato, infine presidente di Mediobanca), con le serate passate in casa di Raffaele Mattioli assieme a un’eletta compagnia di intellettuali ed economisti. Oppure Teresio Olivelli, morto in un lager nel 1945, a ventinove anni, uno di quei giovani che fecero il «lungo viaggio attraverso il fascismo», anche se non con le coordinate rese celebri da Ruggero Zangrandi: fervente cattolico, poi vincitore ai Littoriali della cultura nel ’39 in un settore scabroso come quello della razza (ma sostenendo come sia arrogante far credere che ne esistano di biologicamente superiori), infine, secondo quanto scrive davanti all’aggressività  del nazismo: «Trascinato a una radicale revisione delle mie posizioni». Olivelli entra nella Resistenza, avversando il comunismo. In uno dei suoi ultimi scritti si legge: «Lottiamo giorno per giorno perché sappiamo che la libertà  non può essere largita dagli altri. Non vi sono liberatori. Solo, uomini che si liberano».
Il «secolo breve», secondo la fortunata formula di Eric Hobsbawm, è anche, secondo altri storici, un’«epoca lunga», che ha visto susseguirsi straordinari mutamenti. Ed è «il secolo più violento nella storia dell’umanità », come lo ha definito William Golding. Per attraversarlo con dignità , tutte le «voci» rievocate da Colombo adottarono, magari senza conoscerla, una formula della Arendt: «Il senso della politica è la libertà ».


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