by Sergio Segio | 23 Ottobre 2012 5:36
ROMA — Siamo al 69° posto della classifica mondiale per quanto riguarda la percezione del malaffare, a pari merito con Macedonia e Ghana, ma allo stesso tempo registriamo un crollo delle denunce dei cittadini e delle condanne per i delitti di corruzione e concussione. Dai picchi del ’95-’96, quando sulla scia di Mani Pulite furono registrate 3.000 denunce e 1.700 condanne, gli uffici giudiziari hanno emesso nel 2006 appena 239 sentenze di condanna per reati contro la Pubblica amministrazione. E nei 6 anni successivi l’andamento in discesa (un settimo dei casi accertati in 10 anni) è stato più tumultuoso con costi economici di «diversi miliardi di euro» soprattutto nel settore della Sanità . Un danno enorme per le famiglie e le imprese che il governo ha sintetizzato nelle 400 pagine del rapporto «Corruzione in Italia per una politica di prevenzione», curato dal ministro Filippo Patroni Griffi e dal suo capo di gabinetto Roberto Garofoli. Tra le proposte in campo per arrestare il crollo delle denunce c’è anche quella di dare «premi» in denaro a chi rompe la «cortina di silenzio», parametrando la somma a quella recuperata con «la sentenza di condanna della Corte dei conti per danno all’erario».
Il premier Mario Monti ha voluto metterci ancora una volta la faccia, scrivendo nella presentazione del volume che «il diffondersi delle pratiche corruttive mina la fiducia dei mercati e delle imprese, scoraggia gli investimenti dall’estero… per questo la lotta alla corruzione è stata assunta come una priorità del governo». E Palazzo Chigi, per enfatizzare lo sforzo dell’esecutivo, ha schierato ben tre ministri: Cancellieri, Patroni Griffi e Severino.
Tuttavia l’operazione deve necessariamente procedere a bassa velocità perché, tanto per usare le parole di Patroni Griffi, «fino ad ora non avevamo nulla di organico e di sistematico contro la corruzione». Ed è di queste ore la notizia che alla Camera è stata stralciata dal ddl Stabilità (per estraneità di materia) la norma con la quale il sottosegretario Antonio Catricalà intendeva istituire un commissario indipendente contro la corruzione, alle cui dipendenze funzionali avrebbe lavorato anche una squadra della Guardia di Finanza. Ora il governo pensa di riproporre la norma sul commissario agganciandola a un altro provvedimento.
Traballano anche gli interventi sulla prescrizione e sul voto di scambio politico-mafioso. Si è parlato di decreti e accelerazioni ma il ministro della Giustizia, Paola Severino, è stata chiara. Sul primo punto ha detto: «I processi vanno celebrati ma il cittadino ha il diritto di essere giudicato entro un tempo ragionevole». Come dire, possiamo pure allungare la prescrizione ma se non rimuoviamo le cause della giustizia lumaca, «magari istituendo un tavolo tra magistrati e avvocati», il problema non si risolve. Sul secondo tema il Guardasigilli è ancora più determinata: «La materia è molto delicata perché finora è tipizzato solo il reato di voto di scambio dietro pagamento di denaro; per individuare le altre utilità , come richiesto un po’ da tutti i partiti, il problema tecnico della tipizzazione della condotta non è di facile soluzione. Come, vi chiederete, sei garantista anche se si parla di mafia? Sì, bisogna esserlo anche in questo caso». Dunque, niente decreto su prescrizione e voto di scambio: «Se ci sarà un’intesa politica potremo convergere su un testo condiviso, altrimenti questo governo lascerà un segno. Magari con un disegno di legge».
Severino e Patroni Griffi, tuttavia, hanno incassato il primo via libera dalla VI commissione del Csm presieduta dal togato Paolo Auriemma. Che ha approvato e trasmesso al plenum un parere favorevole al ddl anticorruzione: «Deve valutarsi positivamente la determinazione con cui si intende dare spazio a una riforma globale del sistema dei reati contro la Pubblica amministrazione». Il Csm lamenta però pene edittali troppo basse per la corruzione tra privati e il traffico di influenze illecite e parla di «incoerenza» laddove la concussione per induzione prevede che sarà punito anche il concusso, mettendolo in condizione di non denunciare il concussore.
Infine le due deleghe al governo. Per l’incandidabilità dei condannati il ministro Cancellieri ha detto che interverrà un minuto dopo l’approvazione della legge. Per la trasparenza, Patroni Griffi ha molto prudentemente aperto a una norma somigliante al Freedom of Information Act (Foia) che negli Usa permette a qualsiasi cittadino di accedere anche alle informazioni riservate.
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