Bomba in una chiesa di Nairobi durante la messa per le scuole muoiono due bambini, molti feriti

by Sergio Segio | 1 Ottobre 2012 5:06

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NESSUNO ha visto la mano che ha scagliato la granata tra i bambini in una chiesa di Nairobi, uccidendone due, né quelle che hanno ucciso sul posto due agenti lungo la strada che porta in Somalia, ma ci sono pochi dubbi su chi abbia inflitto al Kenya un’altra terribile domenica di sangue. Per la polizia è la drammatica risposta all’offensiva militare keniana in Somalia che nei giorni scorsi ha costretto le milizie islamiche di Al Shabab ad abbandonare l’ultima roccaforte di Chisimaio per ritirarsi nell’interno.

Tra le lamiere azzurre della chiesa anglicana di San Policarpo, nella periferia nord di Nairobi a Pangani — il quartiere accanto a Eastleigh, la “Little Mogadiscio” in cui vivono i rifugiati somali e i keniani di origine somala — i bimbi non si erano accorti di nulla. Fino al frastuono improvviso dell’esplosione, alle 10.30 di ieri mattina, «li sentivo cantare sereni» nella messa dedicata a loro, racconta un testimone, Asman Mohamed. All’improvviso la granata: fumo e sangue dappertutto, le urla di disperazione, la ressa e le ferite per fuggire nello squarcio di latta aperto dalla detonazione. Un bambino di nove anni muore subito, un altro coetaneo se ne va poche ore dopo, in ospedale; altri due sono in condizioni disperate. In strada, tra la folla che accorre e soccorre, vengono fermati tre giornalisti della somala Horn Cable Tv.
La tensione è alle stelle, ragazzi infuriati prendono a sassate le case dei musulmani e la vicina moschea Alamin; la polizia spegne la miccia, ma la città  è scioccata.
«Arresteremo chiunque sarà  coinvolto in azioni di rappresaglia », promette il capo della polizia di Nairobi, Moses Ombati. Il vice primo ministro Uhuru Kenyatta si affida a Twitter avvertendo il suo popolo che il «conflitto non deve degenerare in una guerra di religione. Mi appello a voi per non permettere a questi terroristi di vincere e dividerci». La paura è che Al Shabab trascini il Kenya nello stesso baratro in cui Boko Haram ha precipitato la Nigeria, dove le stragi nelle chiese insanguinano le domeniche.
In Kenya l’ultima risaliva a tre mesi fa: venti morti in due attacchi simultanei nelle chiese di Garissa, vicino al confine con la Somalia. Ed è lì che ieri sera è arrivata la seconda pioggia di sangue: due ufficiali di polizia uccisi in un assalto, i fucili rubati. E mentre prosegue l’offensiva nel sud della Somalia, con bombardamenti dal mare per stanare i ribelli prima di un’avanzata via terra, il governo ha annunciato un rafforzamento della vigilanza sulle chiese, possibili bersagli di nuovi attentati.

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