by Sergio Segio | 3 Ottobre 2012 6:27
BETLEMME. La storia dell’Ipcp (Italian-Palestinian Cultural Point) ha ormai più di dieci anni. Il Centro nasce nel 2000 a Betlemme (ogni riferimento é ovviamente casuale) come frutto del gemellaggio con Milano. La vocazione iniziale era di tipo turistico: i promotori, Arci e Acli, immaginavano di proporre in loco un punto di informazione turistica e di organizzazione di viaggi, che fossero diversi dalle proposte tipiche offerte ai turisti italiani per Betlemme: una toccata e fuga per visitare la Natività , in un amen e via.
In viaggio
Si immaginava di poter costruire itinerari che interagissero con la Palestina, la sua gente, le problematiche dell’occupazione, il muro ed i check point. I tanti anni di presenza nei Territori di Arci permettevano di costruire i viaggi direttamente con le persone conosciute in quegli anni di lotte, solidarietà e attività politica. E così con i primi finanziamenti si sono formate una decina di guide turistiche sia a Betlemme che a Milano.
Con la seconda Intifada, però, il progetto ha dovuto fermarsi per l’azzerarsi del turismo. Ma nel frattempo al centro di Betlemme che allora si chiamava Itcp (Italian Tourist Cultural Point) si sono raccolti molti giovani che hanno visto nella palazzina di due piani, messa a disposizione dal Comune di Betlemme a due passi dalla Chiesa della Natività , un punto di riferimento per incontrarsi, scambiarsi opinioni, studiare e leggere. E’ stato quindi quasi automatico convertire il progetto, con il consenso del Comune di Milano, in un centro di aggregazione giovanile, aperto a tutti, con l’obiettivo di lavorare per i diritti dei minori, attraverso la cultura, l’autorganizzazione, la creazione di laboratori, giochi e corsi di italiano, computer, e regia video. L’obiettivo era ed è quello di rinforzare non solo la consapevolezza dei propri diritti tra i più piccoli abitanti di Betlemme e dei villaggi attorno, ma anche formare i più grandi a prendersi cura di loro.
Per questo si è data importanza alla formazione di una educazione di strada in grado di farsi carico dei mille problemi arrecati alla popolazione, prima di tutto giovanile, dall’occupazione e dalla costruzione dell’abominevole muro, che proprio a Betlemme cresceva a dismisura. Tra il 2002 ed il 2006, grazie alla volontà di alcuni dei primi studenti di italiano, guide turistiche, ma soprattutto di Ashraf Shaneen, l’attività del centro è cresciuta sempre con il sostegno del Comune di Milano (per due volte l’allora Sindaco Albertini visitò il Centro in Palestina).
Lo stop della Moratti
Poi, però, con l’arrivo della giunta Moratti alla guida di Palazzo Marino, la Palestina non fu più una priorità . Il comune bloccò i finanziamenti ed il centro fino al 2009 restò aperto solo grazie alle risorse che arrivavano direttamente dall’Arci, attraverso cene di solidarietà , l’organizzazione di campi di lavoro per giovani, e le sottoscrizioni dei soci .
Nel 2009 la crisi e l’oggettiva difficoltà di recuperare risorse ci obbligarono a chiudere temporaneamente il centro. Sono stati anni difficili anche per i tanti giovani che di quel luogo avevano fatto una seconda casa. Nonostante tutto, però, il lavoro non si è mai fermato. Si è continuato a lavorare al rafforzamento della rete solidale, coinvolgendo in primis la Fiom di Milano già da tempo presente in Palestina, e si è iniziato ad immaginare un coinvolgimento anche della Camera del Lavoro di Milano.
Arriva Pisapia
Quando Giuliano Pisapia è diventato sindaco di Milano, Arci è tornata alla carica per chiede a Palazzo Marino di onorare il gemellaggio con la città di Betlemme proprio a partire dal sostegno all’Ipcp, e dagli altri progetti dell’ufficio cooperazione del Comune, come i progetti cosiddetti di capacity building, in particolare legati alla raccolta dei rifiuti attraverso il coinvolgimento dell’azienda municipale. Grazie alla rete di solidarietà che nel frattempo ha raccolto risorse nuove da inviare in Palestina, grazie ai circoli dell’Arci e all’impegno delle Categorie della Camera del Lavoro, siamo finalmente riusciti a riaprire il centro.
Ed é proprio in questo contesto che sono maturate anche le proposte di un viaggio del sindaco di Milano a Betlemme per rilanciare concretamente il gemellaggio e l’idea di un festival della Cultura Palestinese a Milano. La manifestazione milanese che si svolge proprio in questio giorni è l’intelligente risposta di Giuliano Pisapia alla settimana di conoscenza delle virtù israeliane in piazza del Duomo, un appuntamento che la nuova giunta aveva ricevuta in eredità dalla precedente amministrazione proprio nei primi giorni del suo mandato. Arci, Fiom e Cgil Milano con questi obiettivi hanno deciso di organizzare una piccola missione da accostare a quella del sindaco che dal 9 al 12 di Settembre ha attraversato Israele (Milano é anche gemellata con Tel Aviv) e la Palestina.
La visita
Il 10 settembre il centro ha ospitato il sindaco Pisapia, il console Generale ed il sindaco di Betlemme, mostrando loro le ultime iniziative organizzate insieme ai bambini e ai ragazzi palestinei. Si trattava di cartoni animati, disegnati e montati appunto dai più piccoli (8-10 anni), che ponevano il tema della violenza tra le mura domestiche, e di un documentario realizzato dai ragazzi più grandi su come si vive con il muro a Betlemme. Presto vorremmo distribuirli anche in Italia. Al termine dell’incontro Giuliano Pisapia ha consegnato i certificati di partecipazione ai seminari di lavoro a circa una dozzina di nuovi «educatori».
Inoltre questo viaggio ci é servito anche per cogliere meglio l’aria che tira in questi mesi da quelle parti. La crisi sta mordendo, i prezzi sono alle stelle, soprattutto la benzina. In quei giorni si sono susseguiti scioperi soprattutto del comparto dei trasporti, che hanno bloccato Ramallah e Betlemme.
La sfiducia regna sovrana verso l’Autorità Nazionale, incapace per i più di trovare soluzioni pratiche che diano risposte concrete ai cittadini palestinesi. Stessa sfiducia sembra essere rivolta anche verso i partiti tutti e nelle manifestazioni sono apparse le prime maschere di Occupy. Si tratta di fatti che stanno facendo dire a molti che siamo agli inizi di una primavera palestinese. Ovviamente su questa crisi insiste e se ne avvantaggia ancora di più Israele che, non soltanto non molla sull’occupazione, ma in più cerca di farsi pagare la sua di crisi economica, proprio dai palestinesi.
Un paradossale esempio di questa situazione sono i centomila visti rilasciati ai palestinesi per entrare in Gerusalemme e nel resto di Israele, magari per la prima volta, con la scusa di consentire l’ingresso per la festa della fine del Ramadam che hanno fatto sì che in un sol giorno le famiglie palestinesi abbiano speso in Israele svariati milioni di dollari.
*Presidente Arci Milano
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