Bersani critica Renzi sull’alta finanza: no a consigli da chi sta alle Cayman

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GINEVRA — È volato in Svizzera per ragionare di neutrini, fondi alla ricerca e giovani «cervelli», fuggiti all’estero. Ma prima di decollare per Ginevra, terra di scienziati e di banchieri, il segretario si mostra preoccupato per quella cena milanese di raccolta fondi per Matteo Renzi, per la trasparenza delle primarie e per i finanzieri un po’ «banditi» con base alle Cayman.
Termine forte che il segretario Pd si lascia scappare parlando confidenzialmente con i giornalisti all’aeroporto di Fiumicino: una parola che nel pomeriggio attenuerà  soltanto in parte, perché resti scolpita la distanza tra la sua «Italia etica» — Paese «non in vendita» — e quella disegnata Matteo Renzi. La meta del viaggio, prima tappa ufficiale della campagna, è la visita al Cern. Ma di questa giornata quel che entrerà  negli annali del Pd è l’affondo con cui il segretario condanna i rapporti dello sfidante con un mondo finanziario che a lui, evidentemente, non piace.
All’Ilo, Organizzazione internazionale del Lavoro, incontra il direttore Guy Rider. Poi vede Pascal Lamy al Wto e, quando esce, parla di programmi, stigmatizza le «pillole generiche» dell’avversario e attacca: «Consiglierei di stare attenti alle pillole che vengono da certa finanza. Qualcuno che ha base alle Cayman non dovrebbe permettersi di dare consigli. Non lo sto dicendo per Renzi, ma in generale». Il riferimento è a Davide Serra, il «golden boy» della finanza «che guadagna otto milioni di sterline l’anno in consulenze» e che ha organizzato la cena per il sindaco al Four Season. «Abbiamo già  dato — continua Bersani — E se qualcuno in giro per il mondo pensa che l’Italia sia un Paese talmente indebolito da poterselo comprare a poco prezzo, sbaglia».
Ecco il nodo, l’angoscia del segretario per una Italia «in vendita» e il sospetto che i sostenitori di Renzi lo stiano «manovrando», per una questione di affari e di potere. E se lo sfidante risponde di non sentirsi «schiavo delle banche» e teorizza che la finanza è forte perché la politica è debole, Bersani invita a lasciar perdere i «giochini di parole» e critica la politica che «si è fatta mettere in ginocchio da certa finanza, che ha avuto un po’ troppo mano libera». Sono le tre, davanti al Wto di Ginevra. Ed è qui, alla domanda sui finanzieri con base alle Cayman, che il segretario aggiusta un poco il tiro: «Banditi? Insomma… Banditi tra virgolette. È una finanza che non risponde a criteri di trasparenza». E se dall’Italia il «giovane» Matteo lo sfida ad accettare un confronto pubblico su banche e trasparenza, il leader respinge l’invito: «Il confronto lo faremo, ma su tutto il programma e con tutti i candidati».
La giornata del decollo ufficiale della campagna verso Palazzo Chigi inizia alle 8 e 25, quando Bersani si imbarca su un volo low cost: «Renzi viaggia in jet? Con questa crisi è già  tanto se non ci toccherà  andare a piedi! Io c’ho il fisico, arrivo dalla Sicilia e riparto per la Svizzera… Volete rottamare me?». Il viaggio nell’isola dove Crocetta se la batte con Musumeci lo ha messo di buon umore: «Lo dico sottovoce, ma questa volta possiamo farcela». E se il centrosinistra prende la Sicilia, Bersani sente che può arrivare al governo. Ma prima bisogna sbaragliare Renzi e il pensiero fisso del leader democratico sono i finanziamenti, ai quali il sindaco avrebbe accesso «in grande quantità ».
La battaglia delle primarie è diventata un affare molto serio e non solo per il tema del ricambio: «Spero che la rottamazione venga rottamata. Rita Levi Montalcini anche a cent’anni ha dato un contributo al Paese — strappa risate al teatro Updown, dove lo ascoltano 200 democratici arrivati in pullman anche da Berna, Losanna e Zurigo — Ci sarà  un contributo di freschezza, ma senza buttare via niente». D’Alema e Veltroni? «Non scompaiono. Daranno il loro grande contributo anche fuori dal Parlamento». Ma se Renzi vince, D’Alema fa un nuovo partito? «Ragazzi, a bada la fantasia. Ci sono tanti problemi reali…». Uno di quelli che più lo assillano è il Movimento 5 stelle. «Si era inabissato. Ma ora, con la crisi bestiale del Pdl, Grillo galoppa». Prima però la sfida è con Renzi e sulle regole delle primarie Bersani non cambia idea. Il banchetto per l’iscrizione sarà  separato dal gazebo del voto: «Può darsi che con questa formula ne verrà  qualcuno in meno — ammette — Ma la cosa importante è l’Albo. Vogliamo creare una comunità  di progressisti e questa volta ci riusciremo».


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