ANTICORRUZIONE, LA BEFFA

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Al paradosso della forma, corrisponde la beffa della sostanza, il pasticcio che a questo punto la Camera deve scongiurare. Vediamoli i principali buchi neri che implorano
rimedio.
1) Sino ad oggi un presidente o un consigliere regionale concussori perdevano il posto e non avevano più accesso a nessun altro incarico pubblico. Da domani invece se questa legge venisse approvata, potranno tenerli ben stretti i loro posti e ottenerne anche di nuovi. È l’effetto diretto della nuova fattispecie (“Indebita induzione”) uscita dal cilindro del compromesso al ribasso.
2) I processi per concussione dei colletti bianchi se non dovranno ricominciare da zero, andranno comunque tutti o quasi in prescrizione, accorciata di ben cinque anni. E nessun cittadino concusso (ora “indotto”) avrà  più interesse a denunciare, dissuaso da una pena assai severa e senza alcuna riduzione per la collaborazione. Qui siamo davvero al pro-concussione. La fiducia messa al Senato ha per questo dato l’impressione di un patto tacito per sfuggire alle irrinunciabili correzioni, più che un modo per mettersi al sicuro da margini di peggioramento che davvero non ci sono. I danni qui sono irreversibili perché basterà  un solo giorno di vigore della nuova legge, per rendere definitivo il colpo di spugna che su questo giornale segnalammo già  in giugno.
3) Anche i nuovi reati sono stati ridotti a specchietti scarichi, per allodole sfinite. Il cosiddetto “Traffico di influenze” che dovrebbe punire l’intermediario dell’illecito pubblico, prevede una pena persino inferiore al millantato credito. Con il paradosso che l’illecito mediatore è punito di meno se ha sfruttato davvero la conoscenza, i favori del pubblico ufficiale (per intenderci, lo schema lombardo dei Daccò).
Del resto che altri sarebbero dovuti essere i necessari obiettivi, lo si capisce dalla stessa relazione governativa che accompagna la legge. Si parla infatti di “un deciso inasprimento delle pene” senza nulla aggiungere e precisare. È purtroppo un falso bello e buono, atteso che proprio per il peggiore dei reati la pena è fortemente diminuita, ed una relazione di accompagnamento ne avrebbe dovuto spiegare ragioni, giustificazioni e impatto sui processi in corso. E non affermare il contrario che ha il sapore della coda di paglia.
Il punto è che non siamo in una situazione ordinaria dove poter discettare di un eventuale disegno organico di riforma del codice penale, magari di stampo libertario. Se fosse questo il tema, non starebbe all’ordine del giorno di un governo di emergenza nazionale a fine mandato. Si è in presenza invece di un allarme corruttivo che rende urgente rafforzare gli strumenti di contrasto. Quanto meno per i reati già  esistenti, che sono quelli compiuti da Fiorito e colleghi. Ed invece per il più odioso di questi la pena viene abbassata e abbreviata la prescrizione; mentre per gli altri si sta bene attenti a non allungarla e a impedire l’uso di adeguati mezzi di indagine. E così la beffa sulle misure di contrasto offusca anche quello che di buono c’è nella norma con riguardo alla futura opera di prevenzione. Ma qui il malato è agonizzante, non si tratta di prevenire ma di intervenire con cure da cavallo. Basterebbe una norma secca: come stabilito dalla commissione europea per la corruzione internazionale, sarebbe sufficiente prevedere l’interruzione della prescrizione con il rinvio a giudizio o con la condanna in primo grado. Eccola qui una norma semplice e degna del titolo “anticorruzione”. Un comma solo, al posto di ottantantaquattro. Se non è possibile, è forse meglio archiviare la pratica. Almeno resta la possibilità  di rivolgere al prossimo governo l’istanza corale dei cittadini tra cui gli oltre trecentomila che hanno firmato l’appello di Repubblica.
Comunque si eviti di fare danno e di allestire il banchetto per concussori e loro avvocati che ovviamente già  si fregano le mani. Mario Monti non dovrebbe farsene molto di un’etichetta da portare in Europa. Il plauso sarebbe effimero perché quando capiranno cosa c’è sotto, rischiamo che ci ridano dietro. Ma soprattutto è il sistema paese che resterebbe spossato dalla beffa e dall’incapacità  di migliorare. Sempre preda di appiccicose e interessate resistenze, che sia politico o tecnico il suo governo.


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