Alitalia, 690 esuberi per risparmiare 30 milioni

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ROMA — La prima ripresa del match Alitalia-sindacati si chiude con un pareggio: l’azienda mette sul tavolo un taglio netto da 690 dipendenti (più l’addio a 500 contratti a tempo determinato) mentre dal fronte opposto Cgil, Cisl, Uil e Ugl respingono la proposta al mittente.
Il piano di Alitalia punta in sostanza a risparmi e revisioni del network per un totale di 150 milioni di euro da “generare” entro il 2013. In dettaglio, secondo i vertici della compagnia, per evitare il tracollo serviranno ricavi complessivi per 3,7 miliardi a fine anno e 4,2 miliardi il prossimo. Nel 2014 il “fabbisogno” sarà  di 4,5 miliardi di euro e nel 2015 di 4,9 miliardi. Solo in questo modo si potrà  raggiungere quanto meno il pareggio operativo. In mancanza di un risultato positivo, l’ad Andrea Ragnetti avrebbe detto di essere pronto a chiudere anzitempo, e quindi dopo la presentazione di un eventuale bilancio 2013 in perdita, la sua avventura alla guida del vettore.
Ecco quindi come gli esuberi sbandierati ieri rappresentino il primo passo di un piano industriale che, soltanto alla voce “tagli”, porterà  a risparmi pari a 30 milioni di euro. Soldi necessari per mantenere la barra dritta anche in un 2012 che si profila negativo sotto il profilo dei conti. Al momento le opzioni sono due: o si espellono 690 dipendenti dalla produzione, oppure all’interno di Alitalia si dovranno cercare soluzioni alternative, peraltro già  paventate, come maggiore produttività  o contratti di solidarietà . In soldoni, tanto per fare un esempio, si chiederà  agli assistenti di volo di fare meno ferie durante l’estate, il momento di maggiore stress per la compagnia, spostandole in momenti meno “caldi” della produzione. E mentre in superficie le dichiarazioni di guerra tra le parti seguono ormai faticosamente una trama forse logora che vede la solita contrapposizione iniziale tra Alitalia e sindacati, dietro le quinte si lavora per salvare i 700 posti di lavoro tagliando gli sprechi e incrementando i ritmi di lavoro.
Difficile, tra l’altro, ipotizzare un percorso netto senza l’intervento del governo e del ministero dello Sviluppo. Peccato che sia il ministro Corrado Passera (ex numero uno di Intesa Sanpaolo, istituto che ha di fatto rimodellato la compagnia nel 2008 dopo il fallimento) sia il sottosegretario Guido Improta ( dipendente di Alitalia in aspettativa) potrebbero entrare nel mirino del sindacato proprio per la loro precedente “attività ” in conflitto di interesse. Una partita difficile per il ministero che non dovrà  fare i conti soltanto con i possibili esuberi e una cassa integrazione che rischia di far arrivare nelle tasche dei lavoratori meno del 50% dello stipendio attuale (dopo la riforma Fornero): a breve l’Enac darà  il via al nuovo contratto di programma per Aeroporti di Roma che porterà  ad un incremento di 7,20 euro per passeggero, per metà  a carico degli utenti Alitalia: una cifra pesante che rappresenta un nuovo handicap nel percorso a ostacoli da qui a fine 2013. Un anno cruciale, con la ricapitalizzazione che incombe, con i piccoli soci di Cai che si tirano indietro e i grandi decisi a tenere chiuso il portafogli. Tutto questo mentre scarseggiano cavalieri bianchi e l’ipotesi di un intervento della Cassa Depositi e Prestiti – più volte tirata in ballo resta un sogno nel cassetto visto che Cdp non può entrare in società  che non siano in bonis


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