Alfano chiude il caso Lombardia «Il governatore fissi la data del voto»

by Sergio Segio | 15 Ottobre 2012 7:01

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 ROMA — Ha aspettato 24 ore che dalla Lega arrivasse qualche parola di spiegazione, un cenno di intesa se non una impossibile marcia indietro. Ma quando è diventato chiaro e ovvio che sull’annuncio del voto ad aprile in Lombardia Maroni non si sarebbe spostato di un millimetro, impegnato com’è nel prendere la rincorsa in vista dell’imminente campagna elettorale, d’accordo con Roberto Formigoni e con Silvio Berlusconi che gli ha affidato quasi per intero il dossier, Angelino Alfano ha chiuso la partita: «Se la Lega dovesse mantenere questa posizione, è chiaro che la responsabilità  della scelta sulla data delle elezioni è del presidente Formigoni. Noi siamo contrari a ogni forma di accanimento terapeutico».
In teoria, per il Carroccio fino ad oggi c’è tempo per ripensarci, ma nessuno pensa sia possibile. Per questo, inutile farsi cuocere a fuoco lento: meglio andare a votare subito, hanno convenuto tutti nel Pdl e lo stesso Formigoni, dopo che sabato La Russa aveva anticipato la strada che si stava imboccando chiedendo «uno scatto d’orgoglio». Dunque, continua il segretario del Pdl, dovrà  essere Formigoni a scegliere «liberamente» la data delle elezioni per «il bene della Lombardia».
Difficile, allo stato, che il governatore si ricandidi. Ma l’incertezza sugli scenari futuri in Lombardia e sulle alleanze nazionali a questo punto è totale. Nello stesso Pdl, come ormai succede su quasi ogni tema, divergono le opinioni su come si dovrebbe procedere. Alfano e il vertice di marca ex forzista del Pdl (e con loro Berlusconi, che nel frattempo si dedica sempre più intensamente alla preparazione della sua lista di imprenditori e facce nuove che vorrebbe lanciare al più presto, in alternativa o in sostituzione del Pdl non è ancora chiaro) si guardano bene dall’attaccare la Lega e ritengono che il rapporto vada mantenuto in ogni caso, Formigoni o non Formigoni.
Le chance di vittoria in Lombardia, l’alleanza possibile alle politiche (tanto più se alla fine si tornasse a votare con il Porcellum) sono argomenti forti per mantenere saldo il rapporto, tanto che si preferisce leggere l’annuncio di «primarie» di Maroni come un invito a «primarie di coalizione» più che come uno schiaffo. E così, mentre si comincia a discutere di prossime candidature – come quella quasi naturale della Gelmini che sulla carta permetterebbe di mantenere l’alleanza con la Lega – non si esclude nemmeno di lasciare al Carroccio la corsa alla presidenza se non ci fosse altra soluzione. Ma, in ogni caso, dovrebbe trattarsi di un nome forte come quello di Maroni.
Dall’altra parte, gli ex An – da La Russa a Corsaro -, esattamente in linea con Formigoni, sono molto più duri rispetto alla Lega. Le primarie? «Messe così o sono propaganda — dice La Russa — o è un annuncio che vanno da soli. Beh, in tal caso, che vadano…», mentre Corsaro ragiona sulle possibilità  che avrebbe il Pdl di «vincere anche in solitudine in Lombardia», senza cedere ai ricatti della Lega. In quel caso, il nome che gira è quello di Gabriele Albertini. Inviso alla Lega ma considerato forte e vincente, e gradito anche allo stesso Formigoni.

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