Al «No Monty Day» cortei e tafferugli in piazza

by Sergio Segio | 28 Ottobre 2012 7:49

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ROMA — Una piovra viola avanza verso il centro del corteo del «No Monti Day» e con i tentacoli regge i personaggi della politica e della finanza mondiale: il presidente Usa Barack Obama, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il premier italiano Mario Monti, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Ci sono anche le caricature dell’ex presidente francese Nicolas Sarkozy e l’ex premier Silvio Berlusconi. Più indietro, su un furgone, c’è invece un fantoccio che simboleggia la Morte. Figure emblematiche che hanno accompagnato ieri pomeriggio la manifestazione promossa dal Comitato No debito che secondo gli organizzatori ha richiamato nella Capitale 150 mila persone (oltre 20 mila per le forze dell’ordine) da piazza della Repubblica a San Giovanni. La coda del corteo, composta da qualche migliaio di studenti, ha poi occupato la tangenziale Est fino alla bretella dell’autostrada Roma-L’Aquila bloccando il traffico e lanciando fumogeni. E dopo il tramonto alcuni giovani incappucciati, forse black bloc, hanno aggredito le forze dell’ordine fra viale Castrense e via di Santa Croce in Gerusalemme lanciando petardi, pietre e bottiglie contro gli agenti. Nessun ferito, ma mezza città  paralizzata fino a sera. Gli investigatori della questura, che avevano messo a punto il piano per l’ordine pubblico, per il quale si sono complimentati il sindaco Gianni Alemanno e il prefetto Giuseppe Pecoraro, hanno identificato una decina di ragazzi.
Scaramucce a parte, il corteo romano non ha avuto particolari momenti di apprensione. Alla vigilia si temevano le infiltrazioni di teppisti provenienti da fuori Roma e anche dall’estero, ma l’unico confronto duro con il servizio d’ordine della manifestazione — 300 persone con le pettorine arancioni — è stato quando a Porta San Giovanni alcuni ragazzi a volto coperto hanno cominciato a rovesciare i cassonetti per prendere le bottiglie di vetro da lanciare contro la polizia. Danneggiate le vetrine di alcune banche — l’Unicredit, il Monte Paschi di Siena in via Merulana e l’Unipol in via Cavour — con scritte («Banca rotta», «Sbanca la banca», «Monti e Fornero al cimitero»), lanci di bottiglie e uova. A fuoco un paio di cassonetti nei pressi di piazza Vittorio. 
Ma in una città  blindata, con decine di mezzi delle forze dell’ordine dislocati in punti strategici pronti a intervenire, il «No Monti Day» ha raggiunto San Giovanni senza problemi. In testa al corteo lo striscione «Con l’Europa che si ribella, cacciamo il governo Monti» e i disabili del Comitato 16 novembre onlus (malati di Sla in sciopero della fame da una settimana «perché — dicono — quello di Monti non è un governo per i disabili ma un governo disabile»). Di seguito le rappresentanze di Cobas, Usb, Rifondazione comunista e Comunisti italiani. E ancora i pompieri — in divisa e con i caschi —, i precari della scuola, i lavoratori dell’Ilva e gli ambientalisti di Taranto, i No Tav, il Comitato Sisma 12, la Rete 28 aprile, i centri sociali, gli immigrati, gli studenti — partiti dall’università  «La Sapienza» — e un gruppo di siriani. A Santa Maria Maggiore le maestre d’asilo hanno inscenato l’haka, la danza maori. Poi è stato un susseguirsi di cori e canti: «Bella Ciao», «Bandiera Rossa» e «L’Internazionale». 
«Una manifestazione benedetta, auspico uno sciopero generale europeo — ha spiegato Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera ed ex leader di Rc, ieri in piazza —. Siamo in un regime post democratico e la sinistra tradizionale non c’è più. Bisogna ricostruirla perché ora la politica di centrosinistra è emendativa, non alternativa». Per Paolo Ferrero, segretario della Federazione della sinistra, bisogna invece «disobbedire all’Europa: è ora di smetterla di inseguire il centrodestra e il centrosinistra. Serve una politica alternativa. Chiedo alla Cgil — ha concluso — uno sciopero generale contro questo governo delle banche e dei padroni». 
Il blocco del traffico in alcune zone di Roma provocato dalla manifestazione ha però spinto il presidente della Confcommercio capitolina Giuseppe Roscioli «a chiedere un risarcimento a beneficio di tutte quelle attività  che, per timore di subire danni, sono state costrette a chiudere. Per paura di incidenti, molti negozianti hanno abbassato le saracinesche». Un clima del tutto diverso rispetto a quello di Cagliari dove sempre ieri migliaia di persone hanno partecipato a un sit-in sotto il Bastione di Saint Remy: avevano un cartello al collo con la foto del presidente del Consiglio e la scritta «Fermiamolo».
Alessandro Capponi
Rinaldo Frignani

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