Visti turistici: nuovo business per entrare in Italia. Tra 12 giorni la nuova sanatoria

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MILANO – Tra 12 giorni circa 300 mila immigrati senza permesso di soggiorno cercheranno di regolarizzarsi, grazie alla nuova sanatoria (la sesta negli ultimi vent’anni) varata dal governo Monti. Al contrario di quanto si possa pensare, non sono arrivati in Italia sui barconi. Tre su quattro più comodamente in aereo, auto o nave esibendo un semplice visto turistico. L’inchiesta di settembre di Terre di mezzo – street magazine indaga cosa accade nei consolati italiani nel mondo e rivela che i visti turistici sono un business sia per i trafficanti di documenti falsi sia per le multinazionali ingaggiate dalle rappresentanze consolari per gestire le pratiche. Il gigante nel settore è la Visa facilitation service (Vfs), che lavora anche per Regno Unito, Austria, Belgio, Francia, Germania e Spagna. Nel 2011 il fatturato della Vfs è stato di 149 milioni di euro, il 12% in più rispetto all’anno precedente. In Russia e Ucraina il disbrigo delle pratiche per entrare in Italia è affidata alla Visa management service, società  con capitale straniero e partecipata da italiani: 15 milioni di euro il fatturato nel 2011.
C’è poi il mercato clandestino. A Dakar bisogna sborsare 4.600 euro per comprare un visto turistico per l’Italia o per uno degli altri paesi dell’Unione europea. Basta rivolgersi a Mbaye Tukku, in lingua wolof “Mister viaggio”, uno dei trafficanti di visti più esperti. Lo si può incontrare al Café de Rome, locale alla moda frequentato dagli occidentali che vivono e lavorano nella capitale senegalese.

Che il visto turistico sia ormai l’unico modo per emigrare in Italia lo dimostrano i dati. Nel 2010 le nostre ambasciate e consolati nel mondo hanno rilasciato 1.543.408 visti, di cui poco più di un milione per turismo, 191 mila per affari, 87 mila per ricongiungimento familiare e 72 mila per lavoro subordinato. Certo l’Italia ha un patrimonio artistico e ambientale inestimabile, ma se si analizzano i dati dei visti turistici si scoprono cose interessanti. Nel 2010 i consolati italiani di Tirana, Scutari e Valona in Albania hanno concesso 40.993 visti, dei quali ben 16.210 a scopo turistico. Il nostro console in Moldavia, a Chisinau, ha emesso poco più di 20 mila visti, di cui 5.918 per turismo e 4.646 per lavoro. Non fa eccezione il Senegal, dove su 7.120 visti rilasciati, i turistici (907) superano quelli per lavoro (481). Insomma, strano ma vero, pare che albanesi, moldavi e senegalesi vengano in Italia soprattutto per turismo. “Non basta però aprire il portafoglio e avere i documenti in regola – si legge nell’inchiesta di Terre di mezzo -. Nel caso in cui i funzionari del consolato nutrano qualche dubbio sulla verità  delle carte, si può anche essere convocati per un colloquio individuale, durante il quale viene valutato il ‘rischio migratorio’, vale a dire la probabilità  che rimanga in Italia oltre i 90 giorni previsti dal visto turistico, diventando così un immigrato irregolare. E così, spesso, il visto viene negato a chi è meno abile a rispondere”. Una discrezionalità  che sottopone le persone a vere e proprie odissee burocratiche. Anche per questo ci sono i “mister viaggio” pronti a vendere visti falsi. (dp)

 

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