“Via l’immunità , processate gli ex capi degli 007”

by Sergio Segio | 20 Settembre 2012 7:45

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MILANO — Le azioni criminali non possono essere coperte indistintamente dietro il segreto di Stato. È così che la Corte di Cassazione ha riaperto il caso Abu Omar. Il sequestro dell’ex imam di viale Jenner, sospettato dagli Usa di terrorismo, avvenuto a Milano il 17 febbraio di nove anni fa e misteriosamente rispuntato in una prigione egiziana dopo aver subito un arresto illegittimo ed essere stato torturato. Da ieri, ufficialmente, si può dire che quell’operazione è stata ideata e coordinata dal servizio segreto statunitense (Cia) con la collaborazione dell’intelligence italiana.
La tesi della procura di Milano un risultato importante lo ha già  incassato: i 23 agenti Cia (a partire dal capo centro Robert Lady, per lui 9 anni sono definitivi), seppur ormai irrintracciabili hanno subito una condanna a 7 anni. E la stessa sorte l’hanno seguita con l’accusa di favoreggiamento anche l’ex responsabile dell’archivio del Sismi, Pio Pompa e il funzionario Luciano Seno (2 anni e 8 mesi la condanna). Al primo, ex semplice impiegato Telecom, nel corso di una perquisizione nei suoi uffici di via Nazionale, l’allora direttore del Sismi, Nicolò Pollari, aveva affidato il poco onorevole compito di schedare i giornalisti scomodi, attraverso dossier spazzatura.
Ma quello che si è stabilito ieri va oltre, perché rimette in discussione proprio l’operato e la trasparenza dell’ex potentissimo generale del Sismi Pollari. La Corte ha infatti bocciato le doppie assoluzioni incassate dall’alto ufficiale in primo e secondo grado, disponendo un nuovo processo sia per lui che per l’ex suo vice, Marco Mancini e per i sottoposti Giuseppe Ciorra, Raffaele Di Troia e Luciano Di Gregori. Per tutti l’accusa è di concorso in sequestro di persona. Durante il processo di primo grado, però, le difese dei funzionari del Sismi, avevano sollevato una questione costituzionale. Autorizzazioni alla mano del governo di Silvio Berlusconi prima e di Romano Prodi poi, Pollari e i suoi collaboratori avevano invocato il segreto di Stato sulla questione Abu Omar. Il collegio presieduto da Oscar Magi, aveva investito della questione la Corte Costituzionale, chiedendo in quali confini il processo poteva proseguire. Dopo quasi un anno di interruzione, la Consulta ha fissato dei paletti entro i quali gli imputati
potevano avvalersi del segreto. Da qui, il Tribunale ha assolto gli alti ufficiali del Sismi con la formula del «non doversi procedere ». Tesi sempre respinta dall’accusa, sostenuta dai procuratori aggiunti Armando Spataro e Ferdinando Pomarici. Ieri, la decisione della V sezione penale (presidente Gaetanino Zecca), che ha accolto in parte le richieste del pg, Oscar Cedrangolo, ridimensionando proprio i limiti entro i quali va considerato il segreto di Stato.
«Una sentenza importante e confortante — è il commento a caldo di Spataro — Intanto la verità  storica dei fatti, come ricostruita nell’inchiesta milanese, è definitivamente accertata. Poi, la circostanza che la Suprema Corte abbia accolto il ricorso del procuratore generale Piero De Petris, conferma che il segreto di Stato non può costituire una causa di impunità  generale e che i giudici possono valutare, caso per caso, quali sono le prove utilizzabili».
«Ribadisco — è invece la reazione di Pollari — che sia il Sismi sia il sottoscritto sono totalmente estranei a questa vicenda e che questa estraneità  è provata nei documenti coperti da segreto di Stato ma che sussistono ragioni delle quali non posso disporre. Due governi – ricorda – mi hanno dato l’ordine tassativo di opporre il segreto di Stato, cosa che ho puntualmente fatto in tutte le sedi e che di fatto, paradossalmente, mi ha danneggiato impedendo di difendermi».
Sarà  ora nuovamente la Corte d’appello milanese a occuparsi del caso, limitatamente però a sole cinque posizioni. I tempi perché il processo si celebri, sulla carta sono ampi. Il termine della prescrizione scade il 17 febbraio prossimo. Ma a questa data si devono aggiungere altri dodici mesi, il tempo trascorso prima della decisione della Consulta sul segreto di Stato.

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