by Sergio Segio | 23 Settembre 2012 8:06
PARMA — «Scriveranno che è il flop del MoVimento»: al sole delle due e mezza Beppe Grillo mette le mani avanti, preoccupato, e già se la prende con i «giornalisti carogne», «schiavi dei loro padroni », «i politici sono già finiti, è l’informazione il vero cancro». All’ora d’inizio della manifestazione contro l’inceneritore, davanti al palco nella troppo grande piazza della Pace di Parma ci sono poche centinaia di persone; salgono a duemila, un’ora dopo, grazie anche a rinforzi da altre regioni, quando prende lui la parola, piຠaggressivo e meno ironico di altre volte, rispolverando i toni dei vaffa-day: «cambino pure la legge elettorale per fermarci, saranno spazzati tutti via», misura il paco a falcate come al solito, il viso piຠcolorito del solito, per la foga o le vacanze al mare, «devo stare buono, mi arrabbio troppo…». In una pausa, twitta una foto scattata dal palco, «e c’è chi dice che la piazza è vuota», ma si vedono solo le prime file affollate di fotografi e telecamere.
Duemila persone non sono poi poche, ma certo non sono le diecimila di quattro mesi fa, quando la presa della «nostra Stalingrado» era il sogno proibito. Grillo torna nella capitale a Cinquestelle, la città¡ dove la sua sfida al sistema si gioca la sua credibilità , e se la gioca sulla questione del bruciarifiuti che il
sindaco Federico Pizzarotti ha promesso ai suoi elettori di fermare, e che invece la multiutility Iren («il Pd quotato in Borsa») sta ultimando, dopo aver scongiurato un blocco della magistratura. È anche il suo primo grande comizio dopo un’estate di bufera, dopo le espulsioni decretate via blog, dopo il fuorionda del dissenziente emiliano Giovanni Favia con il j’accuse contro il cofondatore Casaleggio. Favia, è anche lui qui, sapendo che il palco gli è interdetto se ne sta in mezzo alla rada platea ostentandosi buon militante, «Beppe è un grande comunicatore e sono d’accordo con tutto quello che dice», c’è anche chi lo abbraccia, ma quando le telecamere gli si addensano attorno si becca anche qualche sfottò, «senza Grillo non sei nessuno». C’è anche, piຠdefilato, il primo degli espulsi, quel Valentino Tavolazzi a cui un
ukase del capo sbarrò la strada di dirigente comunale proprio qui a Parma, e non sembra rassegnato: «Se Pizzarotti vuole il mio aiuto, sono ancora qui».
«L’inceneritore non si farà , dovranno passare sul cadavere del sindaco!», proclama Grillo facendo vibrare il microfono e i lineamenti di Pizzarotti. Il «Dies Iren» è meno possente di quel che sperava, ma il predicatore riempie i vuoti con mezz’ora di comizio ufficiale tonante, e un’ora e mezzo di comizi estemporanei nel retropalco, rispondendo alle domande dei militanti, non rispondendo a quelle dei giornalisti. Sarete il primo partito? «Non discuto di dieci, venti per cento come i partiti, noi vogliamo il 100%». Il candidato premier? «Basta con questa mania infantile del leader», ma ti danno del dittatore, «sà, decido tutto io», beffeggia, «voglio una dittatura democratica», poi, più drammatico: «ma lo volete capire che se falliamo noi arriva il dittatorone, quello vero, arriva Alba Dorata, noi siamo un argine contro gli estremisti». Vuoi uscire dall’euro?, «voglio un referendum per farlo decidere ai cittadini ». È un torrente in piena, ci sono tante cose da sistemare dopo le polemiche contro la diarchia del MoVimento: «Dietro di me ci sono solo io, dietro Casaleggio c’e’ solo Casaleggio, io mi sono giocato la carriera di comico, e la sua azienda ora è in passivo ».
Tecnici, giuristi, professori intanto sfilano al microfono spiegando il piano di battaglia contro il mostro dei rifiuti, siamo alla battaglia finale, entro due mesi si capirà¡ se Pizzarotti l’ha perduta, e Grillo alza il tono: «stanno arrivando anche delle telefonate minatorie a questi ragazzi », ma «la nostra rivoluzione di civiltà va avanti». Il meeting si
chiude dopo metà delle quattro ore annunciate. La piazza resta pulita, come sempre l’organizzazione 5stelle ha piazzato ovunque pattumiere, che portano tutte stampato sopra, guarda un po’, il marchio Iren, e che dunque forse finiranno, fra qualche mese, nel fuoco dell’inceneritore di Parma.
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