Vendola e le nozze: «Mia madre è felice del mio amore»

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ROMA — Dice Nichi Vendola che gli è «sgorgata dal cuore». Lunedì sera, a Reggio Emilia, Festa nazionale del Pd, la frase: «A 54 anni mi voglio sposare con il mio compagno!». Pronunciata davanti a Rosy Bindi che, come presidente del Comitato diritti del Pd, ha lavorato 500 giorni a trovare un compromesso laici-cattolici sul tema.

Una frase che equivale a tirare la tovaglia appena apparecchiata. Mentre ogni giorno si cerca di costruire l’alleanza del dopo-Monti: Pd, Sel e Udc. Così, ieri sera, D’Alema, uomo di realpolitik, ha riconfermato questo schieramento a tre e ha sibilato: «Se Vendola parlasse meno di matrimoni gay e più di come governiamo insieme la Puglia, forse sarebbe più popolare…». Ma Vendola, già  a Reggio aveva detto che «Casini è un impedimento a diritti veri e uguali per tutti» e che un governo Bersani-Casini-Vendola «è impossibile in natura». Segno del destino: ieri, in consiglio regionale pugliese c’è stato uno scontro fra il governatore Vendola e l’Udc, parte della sua maggioranza.
Insomma, Nichi giura che la frase sul suo «matrimonio proibito» non è stata premeditata, non è un passaggio elettorale, un modo per distinguere bene, agli occhi degli elettori, sé da Casini. Dice: «Sono contro questa idea estremista del moderatismo, che tiene lontana la modernità ». Non voglio stare in un acronimo, aveva detto dal palco. Acronimi sono i Pacs o i Dico, le formule con cui si è tentato negli anni di regolare le unioni diverse dalle classiche: «Sigle che sembrano esorcismi, per non nominare una materia scabrosa». Lui, cattolico, afferma che in Italia c’è «uno standard di diritti civili da repubblica islamica». Ma nel 2005, dopo che Zapatero aveva proposto in Spagna una legge sui matrimoni gay, Vendola disse che l’acronimo Pacs poteva pure andare: «Si tratta di condividere quel pacchetto di diritti di cittadinanza fondamentali».
Solo che Vendola è cristiano, cattolico e gay monogamo. Da otto anni è fidanzato con Eddy, trentacinquenne italo-canadese, grafico, designer e collaboratore del comitato elettorale di Nichi, e sarebbe giunto il momento del matrimonio. Coppia quasi conformista, anche nei servizi fotografici balneari su Diva e Donna e sul berlusconiano Chi. Vita comune a Terlizzi, il paese di Nichi: «Siamo morigerati e tranquilli. Ci piace ricevere amici a cena», ha dichiarato Vendola due anni fa. Con la confessione di soffrire la mancanza di un figlio. E assieme anche a Roma, in una casa vicino a Campo de’ Fiori.
«Troveremo un accordo», ha detto Vendola a Reggio Emilia, lanciando il cuore oltre l’ostacolo. «Possibile riconoscere i diritti di una copia omosessuale — ha risposto Rosy Bindi, citando la Costituzione —. Non è pensabile l’istituto del matrimonio». Casini, da parte sua, arrivò, al massimo, a considerare «garanzie giuridiche per conviventi dello stesso sesso». Ma Vendola insiste: «Perché in Italia viene comminata una pena a chi desidera vivere un amore, a chi vuole fare il testamento biologico, a chi vuole un bimbo con la fecondazione assistita?». Allora, quale accordo? «Non è detto che debba essere un passo indietro. Può essere alcuni passi avanti». Poi, per dare il suo anche a Monti: «Si può togliere dalla Costituzione il pareggio di bilancio e metterci il pareggio dei diritti!».
Vendola ha raccontato che quando nel ’78, dal Sud, disse al mondo che era gay, anche in famiglia fu durissima. La sorella Patrizia ha ricordato che a scuola le dicevano: «Lo sai, non hai tre fratelli, hai due fratelli e una sorella». Adesso, il matrimonio farebbe contenta mamma Antonietta, che ha 87 anni? «Mia madre è orgogliosa, felice, contenta di questa mia storia d’amore». Scusi, Vendola, ma non potrebbe sposarsi all’estero, in Canada ad esempio, nel Paese del suo compagno? «A me piacerebbe farlo qui».


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