by Sergio Segio | 5 Settembre 2012 6:28
TORINO – Le vendite Chrysler salgono del 14 per cento in agosto rispetto allo stesso mese dell’anno scorso. E quelle della 500 fanno registrare un incremento del 34 per cento, superando così le difficoltà iniziali. Dopo il record di vendite in Brasile, giungono dunque altre buone notizie per Sergio Marchionne che si consola con i risultati d’oltreatlantico delle difficoltà incontrate in Europa. Sulla situazione nel Vecchio continente l’ad è pessimista: «Per il 2012 e il 2013 non prevedo una ripresa dei mercati», ha detto parlando a Kragujevac, in Serbia, dove la Fiat produce la 500 L e dove Marchionne ha incontrato il nuovo presidente Tomislav Nikolic. Il manager del Lingotto ha riassunto il suo stato d’animo con una metafora: «Ho paura che la luce in fondo al tunnel sia quella di un treno». Curiosamente, e si immagina del tutto casualmente, è la stessa metafora utilizzata da Beppe Grillo in un comizio del maggio scorso.
I successi di vendite in Usa arrivano in un momento delicato della campagna elettorale presidenziale. Recentemente, parlando in Ohio agli iscritti del sindacato dell’auto, Obama ha rivendicato la decisione di salvare nel 2009 Chrysler e Gm con un poderoso intervento pubblico: «Se allora l’America avesse gettato la spugna come chiedeva Romney, probabilmente oggi Gm e Chrysler non esisterebbero più». E anche la Fiat si troverebbe in difficoltà maggiori non potendo compensare con i risultati americani le difficoltà europee. A Kragujevac Marchionne ha fatto capire che continua a considerare la strada dell’esportazione verso gli Usa come una delle soluzioni per la crisi. Le difficoltà dell’Europa si rifletteranno sulla produzione serba? «Non credo – ha risposto l’ad – perché la 500 L è un’auto globale che sarà venduta in tutto il mondo».
Certo, un nuovo biennio depresso rischia di avere pesanti conseguenze sul nuovo piano del Lingotto per gli stabilimenti italiani. Lo schema delle produzioni sarà annunciato il 30 ottobre ma c’è da immaginare che prima di quella data Marchionne voglia discuterne con il governo. La situazione è seria: il 2012 si concluderà con un mercato italiano intorno a 1,4 milioni di auto vendute. Lo stesso livello del 1979. Ma 33 anni fa i marchi oggi riuniti nel gruppo Fiat avevano il 73 per cento del mercato contro il 29,6 di oggi. E soprattutto, si producevano in Italia 1.481.000 auto, più di quelle vendute. Il sistema auto italiano esportava dunque circa 400.000 auto mentre oggi ne produce 400.000 in tutto. Differenze che si spiegano in gran parte con la caduta delle barriere doganali e l’arrivo in massa degli stranieri. Ma anche in un mercato globale come l’attuale, l’Italia è l’unico tra i grandi mercati dove si produce molto meno di quel che si vende. Per questo ieri Susanna Camusso ha rilanciato il tema di un secondo produttore: «La concorrenza farebbe bene anche alla Fiat».
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