Usa, riparte dalle grandi città  la corsa all’acquisto di immobili

by Sergio Segio | 26 Settembre 2012 6:33

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Su base mensile, questo è il terzo mese consecutivo in cui tutte le 20 aree metropolitane incluse nel campione hanno il segno più. Certo, i prezzi in media rimangono quasi del 30% inferiori rispetto al picco massimo segnato nel 2006. Ma quel dato viene considerato “drogato”, il 2006 fu l’ultimo anno di una bolla speculativa micidiale, a cui fece seguito la frana dei valori immobiliari iniziata nel 2007, che a sua volta provocò il tracollo dei mutui subprime nel 2008.
La ripresa attuale sembra sana, e lo dimostrano due indicatori importanti: da una parte l’aumento costante della propensione al risparmio delle famiglie (attorno al 5% del reddito); d’altra parte il fatto che le scorte disponibili di case invendute sono ai minimi storici. Da notare che l’indice Case-Shiller prende il nome dall’economista Robert Shiller, colui che coniò il termine “esuberanza irrazionale”, uno dei pochissimi che videro arrivare il disastro del 2007-2008. Oggi l’America prosegue il suo “de-leveraging”, la riduzione complessiva dell’indebitamento privato, e sembra aver messo alle spalle tutti gli eccessi del mercato immobiliare. Non a caso ieri l’ottimo dato sulle case ha coinciso con un miglioramento della fiducia dei consumatori.
L’abitazione rimane il più importante deposito di risparmio delle famiglie. Uno dei moltiplicatori della crisi, è stato il fatto che milioni di famiglie con il tracollo dei prezzi del mattone si sono ritrovate proprietarie di case che valevano meno del costo del mutuo: impossibile uscire dalla spirale dei debiti rivendendole. Oggi quello squilibrio si sta gradualmente sanando, cresce la percentuale delle famiglie che tornano ad avere un bilancio positivo. Nel miglioramento generale ci sono poi le punte anomale e una di queste è San Francisco: dove l’economia locale è ripartita alla grande, grazie agli exploit di gruppi come Apple nella Silicon Valley. E proprio da San Francisco arriva questa singolare notizia: le autorità  municipali stanno rivedendo i regolamenti urbanistici, per consentire il rilascio del certificato di abitabilità  a nano-appartamenti. Dei veri e propri loculi, di 14 metri quadri (oppure 20 con bagnetto e angolo cottura), riceverebbero così il nulla osta per essere costruiti, venduti o affittati.
E’ una risposta estrema a una situazione eccezionale. Ancora una volta, come in tanti cicli di “boomand- bust” del passato, la Silicon Valley ha ricominciato a generare ricchezza in modo perfino esagerato, spiazzando dal mercato immobiliare di San Francisco le famiglie dai redditi medio-bassi o i giovani in cerca di primo impiego che non abbiano le stock options da Google o Apple. Di qui il tentativo di offrire “alloggi popolari” a chi si accontenta di un vano-cuccetta.

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