“Un rampollo di partito muore in Ferrari” lo scandalo che imbarazza Hu Jintao

by Sergio Segio | 4 Settembre 2012 6:57

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PECHINO — Una nuova bomba politica scuote il potere della Cina alla vigilia del congresso del partito comunista che sceglierà  i leader dei prossimi dieci anni. Dopo mesi di misteri e di censura, il quotidiano più autorevole di Hong Kong ha rotto ieri il silenzio di Stato su un incidente stradale che può cambiare il futuro della seconda economia del mondo. Mentre il segretario di Stato statunitense Hillary Clinton atterrava a Pechino, nel pieno della tensione Cina-Usa sul controllo del Pacifico, il South China Morning Postha rivelato che il figlio del primo collaboratore del presidente Hu Jintao è morto al volante di una Ferrari. La tragedia, avvenuta il 18 marzo, era stata coperta dalla censura. Subito cancellate le immagini finite sul web. Per settimane voci di palazzo avevano accreditato la versione secondo cui la vittima fosse un figlio di Jia Qinglin, presidente della Conferenza consultiva del popolo e numero quattro del partito. Secondo l’ultima ricostruzione, la vittima è invece Ling Gu, ventenne figlio playboy di Ling Jihua, capo dell’Ufficio generale del comitato centrale del partito e primo consigliere di Hu Jintao.
Quando si è fracassata all’alba contro un muro sul quarto anello di Pechino, la Ferrari nera di Ling Gu viaggiava a oltre 200 km all’ora, secondo il verbale citato dal
South China Morning Post.
Altre testimonianze rivelano che lo scontro potrebbe essere stato causato da un gioco sessuale (nell’auto c’erano anche due ragazze, nude) e che l’ordine di tenere segreta la notizia giunse direttamente dalla presidenza cinese. In quei giorni il potere di Pechino era sotto shock per l’arresto di Bo Xilai, il leader neomaoista avversario di Hu Jintao, accusato di aver coperto l’omicidio del britannico Neil Heywood, ucciso dalla moglie Gu Kailai. Il fatto che a oltre sei mesi di distanza scoppi lo scandalo sull’incidente a luci rosse che coinvolge il braccio destro del presidente, accredita gli allarmi sulla stabilità  del potere a Pechino e su una transizione indolore del potere, prevista in ottobre. A imbarazzare il partito, due particolari. Un falso referto di morte, fino a ieri ha cambiato il nome della vittima illustre storpiandolo in «Jia», stessa pronuncia dell’ideogramma che significa appunto «falso». Giornali e tivù in poche ore ricevettero inoltre l’ordine di cancellare il servizio che avrebbe svelato alla nazione come i figli degli alti funzionari dispongano di supercar da mezzo milione di euro.
Le coincidenze tra gli scandali che scuotono i due leader cinesi più popolari appaiono dunque sempre più inquietanti. Bo Xilai è stato epurato per aver coperto l’omicidio compiuto dalla moglie, rivelato alla vigilia della visita alla Casa Bianca del prossimo leader Xi Jinping, assassina per proteggere un figlio pure abituato a viaggiare in Ferrari. Ma anche Ling Jihua, delfino di Hu Jintao e padre del “piccolo principe” che prediligeva i bolidi per intrattenere le amiche, avrebbe tentato di coprire la morte del figlio per allontanare da sé e dal presidente i sospetti di corruzione, virus che rischia di far implodere il partito fondato da Mao. Anche Ling Jihua è stato così estromesso dalla corsa per l’ingresso tra i nove eletti del Comitato permanente del partito, gotha del potere di Pechino. Promosso a capo della direzione generale del Comitato centrale, carica onorifica, non potrà  proteggere il prossimo pensionato Hu Jintao. Al suo posto è stato nominato un uomo fidato di Xi Jinping: ma la guerra per il potere appare solo all’inizio e una Cina scossa dalla prima frenata economica si prepara ad altre vendette e a colpi di scena che possono sconvolgere l’annunciata geografia della nuova leadership.

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