by Sergio Segio | 8 Settembre 2012 5:32
NEVIN Yildirim, 26 anni, originaria del villaggio turco di Yalvac, nella provincia occidentale di Isparta, non potrà abortire perché è troppo tardi: 29 settimane contro le 20 fissate dalla legge per poter interrompere una gravidanza causata da una violenza. Lo hanno deciso ieri i giudici del tribunale di Isparta. Per mesi, mentre suo marito era via per un lavoro stagionale, è stata stuprata da un uomo che, di notte, si introduceva in casa sua e minacciava di distribuire ai vicini foto di lei nuda e incinta. Poi una settimana fa l’ha ucciso sparandogli al torace e alle parti intime. Infine, l’ha decapitato e ha portato la testa nella piazza del villaggio, davanti ad alcuni uomini seduti in un bar. «Non parlate dietro alle mie spalle – ha gridato – e non giocate con il mio onore. Ecco la testa di colui che ha giocato con il mio onore».
Ora è in carcere, incinta di 29 settimane e minaccia di uccidersi se il Tribunale non rivedrà la sua decisione. La donna, madre di due bambini, ha dichiarato di aver ucciso il suo aguzzino così che i suoi figli non venissero insultati: «Non volevo che li chiamassero bastardi. Adesso ho ripulito il mio onore. E tutti li indicheranno come i figli della donna che ha ripulito il proprio onore».
Difficile che i giudici cambino idea, e il clima che si respira ad Ankara sulla questione dell’aborto non lascia grandi speranze. Il Governo minaccia di riproporre un disegno di legge, ritirato a giugno, che avrebbe abbassato da 10 a 6 settimane il tempo concesso a una donna per ricorrere all’aborto. Come ha affermato più volte il primo ministro Erdogan, parti cesarei e aborti non farebbero altro che indebolire la crescita naturale della popolazione turca. E il Ministro della Salute è stato chiaro «Lo Stato si prenderà cura dei bambini nati dagli stupri, quando alle madri sarà proibito di abortire».
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