Tre scenari per il verdetto tedesco verso un sì condizionato al Fondo

by Sergio Segio | 12 Settembre 2012 7:47

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MILANO —Il futuro dell’euro e dell’Europa è in mano a un “manipolo” di toghe rosse. Gli otto giudici della Consulta di Karlsruhe – avvolti nei loro coloratissimi mantelli – dovranno prendere oggi una decisione fondamentale per il futuro del continente. Trentasettemila tedeschi hanno depositato al più alto grado della giustizia teutonica una domanda secca: «Il fondo salva-Stati Esm e il fiscal compact (l’accordo per un’unione più stretta nell’eurozona) sono compatibili con la nostra Costituzione?». Loro – forti per i sondaggi del sostegno del 54% del paese – hanno già  una risposta: no. L’Esm – dicono – ha troppa autonomia di intervento e potrebbe costare alla Germania ben più dei 190 miliardi di capitale (su un totale di 500) già  garantiti da Angela Merkel. E l’unione fiscale decentra troppo potere dal Bundestag, con il rischio di scaricare sulle spalle dei tedeschi i costi del salvataggio dei paesi più indisciplinati della Ue.
Gli otto giudici del Verfaussungsgericht daranno questa mattina un primo parere provvisorio, in attesa della decisione definitiva che arriverà  dopo l’esame di tutti gli atti tra qualche mese. Consci dell’importanza del verdetto, però, i magnifici otto si sono presi qualche settimana di tempo in più rispetto al solito. E la scelta odierna, per quanto ad interim, dovrebbe in sostanza anticipare quella definitiva. «Sono convinto che diranno di sì», ha previsto fiducioso il ministro delle finanze di Berlino Wolfgang Schauble. La partita però è ancora aperta a tutti i pronostici. Un 1X2 che fa tremare i polsi ai risparmiatori e a Bruxelles e destinato in ogni caso a segnare – in un senso o nell’altro – un punto di svolta nella crisi dei debiti sovrani. Ecco i tre scenari che potrebbero uscire oggi da Karlsruhe e quali conseguenze potrebbero avere sui mercati e sull’Europa.
UN “SàŒ” SENZA SE E SENZA MA
L’ok senza condizioni della Corte costituzionale di Karlsruhe all’Esm e al fiscal compact è una soluzione data al 20% circa dagli osservatori più esperti delle cose di giustizia tedesche. Certo fino a oggi le toghe rosse hanno approvato tutti i provvedimenti sull’Europa passati sotto la loro lente. Ma in diverse occasioni (l’ultima un’irrituale intervista del numero uno della Consulta Andreas Vosskuhle) hanno ribadito che la crisi dei debiti sovrani ha tirato troppo la corda della “sovranità ” nazionale nei confronti della Ue. Un via libera al 100% però dovrebbe dare, almeno in una fase temporanea, una spinta ai mercati. Il presidente della Repubblica Joachim Gauck potrebbe firmare il decreto sul fondo salvastati. Ed entro ottobre, come ha ammesso il suo numero uno Klaus Reigling, l’Esm potrebbe essere pronto ad operare, mettendo l’ultimo tassello alla difesa anti-speculazione di Bruxelles. I 700 milioni dell’Esm potrebbero essere utilizzati per comprare titoli di stato in asta o per aiutare
paesi in difficoltà . E sommati ai 1.700 mobilizzabili secondo le stime dalla Bce e dal Fondo monetario internazionale, sarebbero una diga imponente contro la crisi. E Bruxelles potrebbe a quel punto esaminare con più calma il dossier Grecia, nella speranza che l’effetto deterrente di questo “bazooka” basti a placare la feb-
bre dello spread su Btp e Bonos.
IL SEMAFORO GIALLO
I bookmaker sono quasi tutti d’accordo: c’è il 75% di possibilità  che i giudici di Karlsruhe diano un via libera condizionato all’Esm. Autorizzandolo a partire – per la gioia di Bruxelles e dell’Eurotower – ma subordinandone ogni mossa a una sorta di “radiografia” da parte del Parlamento tedesco. Un po’ la linea seguita finora in tutti i verdetti su norme Ue. In questo caso sarà  necessario leggere in controluce i paletti della Consulta per valutare le conseguenze sui mercati. L’ipotesi più blanda – quella che in fondo non dovrebbe scuotere più di tanto Borse, euro e Btp – è l’obbligo di un ok del Bundestag alle decisioni più importanti del salva-Stati.
Il rischio però è che la Corte alzi l’asticella più in alto. Magari chiedendo un tetto esplicito (e messo nero su bianco a futura memoria) alle perdite potenziali della Germania sull’Esm. Oppure, ed è l’ipotesi che il fronte filoeuro vede come fumo negli occhi, obbligando Berlino a convocare un referendum per dire sì o no a fondo salva-Stati e fiscal compact, una bomba ad orologeria, di questi tempi, per il futuro dell’Europa. Più le condizioni saranno dure e più sarà  complicato far funzionare nella pratica l’attacco a due punte Banca Centrale Europea- Esm – obbligato ogni volta a staccare il bollino di qualità  a Berlino – e più sarà  difficile per i mercati digerire la decisione di Karlsruhe.
LO STOP ALL’ESM
È l’ipotesi da Armageddon cui nessuno vuole pensare. «La Corte costituzionale di Karlsruhe non ha mai bocciato un provvedimento sulla Ue già  approvato dal Parlamento e ha detto sì all’Efsf che è molto più rigido del suo erede», ripetono come un mantra a Bruxelles, quasi a esorcizzare un esito di questo tipo. Ma tant’è. Alla vigilia non si può escludere niente e l’euforia dei mercati delle ultime settimane sembra invece dare per impossibile lo stop all’Esm e/o al fiscal compact. In questo caso il presidente Gauck non potrebbe firmare il decreto. E il fondo salvastati finirebbe su un binario morto privando l’Europa della sua arma più efficace contro la speculazione. Fino a una settimana fa questo verdetto avrebbe con ogni probabilità  segnato l’inizio della fine dell’euro. E avrebbe provocato un drammatico crollo delle Borse e un effetto contagio pesantissimo su Italia e Spagna.
Oggi, incrociando le dita, non dovrebbe essere più così. Mario Draghi ha schierato in campo la Bce, annunciando che Eurotower è pronta a intervenire sul mercato secondario dei titoli di stato con acquisti illimitati per difendere la moneta unica. Il salvagente della banca centrale è subordinato a due fattori la richiesta di aiuto del paese interessato. E la firma di un memorandum of understanding con le condizioni per i finanziamenti con Esm o – e qui sta il salvagente – l’Efsf. A quel punto con ogni probabilità  Bruxelles potrebbe allungare la vita del primo fondo lasciando a Draghi e al Fondo monetario il compito di fare le veci dell’Esm. Magari non basterà  a evitare un testacoda dei mercati. Ma la speranza è che sia sufficiente a evitare la fine dell’euro.

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