Tra i palloncini di Tampa

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È sempre un piacere speciale vedere alcune centinaia di uomini bianchi ricchi sostenere la supremazia dell’uomo bianco ricco sul resto del genere umano e animale. Come sempre, il programma è entusiasmante: meno stato e più pezzi di merda armati di fucili a pompa. Più pistole per tutti, così se un pazzo entra al cinema a fare una strage, gli spettatori possono rispondere al fuoco, e si riscoprono le vere radici americane. Meno welfare e più darwinismo sociale. E anzi (argomento che piace al candidato vicepresidente Paul Ryan), basta con l’assistenza sociale, che ha rammollito la solida tempra dei pionieri e dei cow-boys. Un po’ come se le mamme consigliassero ai bambini di leccare i marciapiedi per fabbricarsi solidi anticorpi.
Poi, durante la toccante cerimonia, alcune decine di milionari con mogli bionde, prendono ad agitare la Bibbia, a sostenere che tutto è stato creato in sei giorni, che l’individuo, se ha buoni muscoli, volontà , intraprendenza, una Colt ben oliata e soprattutto un padre miliardario, può andare lontano. Il candidato presidente, il mormone Romney guida le danze. Il vice Ryan porta i devoti baciapile del tea party. Qualche altro imbecille si occupa di temi etici, come il fatto che se una donna rimane incinta dello stupratore vuol dire che non era stupro, ma che lei ci stava e dunque non può abortire. Poi c’è Condoleezza Rice, quella i cui tailleur tanto eccitavano Carlo Rossella, una capace di perdere malamente la guerra dicendo che la sta vincendo.
Insomma, un bel campionario di squilibrati che si candida a guidare la seconda potenza mondiale, e di cui ora per un paio di mesi ci verranno narrate le gesta da alcuni acuti osservatori, atei devoti, baciapile di complemento, bianchi e ricchi pure loro, che ci ammoniranno col ditino alzato: «Voi non capite l’America».


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