Torino, lite in giunta per le pistole dei vigili

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TORINO —   primi a puntare il dito contro la spesa sono stati i sindacati. «In tempi di spending review non è il caso di impegnare 363 mila euro per cambiare le pistole ai vigili. Non è necessario», dicono Cgil, Cisl e Uil. Per le tre sigle si trattava di una questione chiusa, rinviata a tempi e conti migliori. Invece a fine luglio il comando della polizia municipale di Torino, guidato da Mauro Famigli, e la giunta di Piero Fassino hanno dato il via libera alla spesa e alla gara. Le prime cento pistole dovranno essere comprate entro fine anno, le altre a tranche entro il 2014. Anche l’assessore al Bilancio, Gianguido Passoni, è perplesso: «Sei mesi fa avevo posto il problema e chiesto un supplemento d’indagine — dice — poteva essere una spesa rinviabile». Ma di fronte ai rilievi del comando dei vigili l’iter è andato avanti.
Si tratta di un ricambio in larga scala. Dai 400 ai 500 esemplari che verranno scelti tra tre modelli: Beretta 98Fs, Glock G17 e H&K P2000. I prezzi variano tra i 610 e i 760 euro l’una. «Quando ci chiameranno per chiederci ulteriori sacrifici sul personale — sottolinea Ezio Longo, funzionario della Cgil — chiederemo come prima cosa che sospendano questo acquisto». E anche la Uil storce il naso: «Il Comune sta riducendo tutti i budget, sarebbe meglio soprassedere — dice Giuseppe Castagnella della Uil — un conto è se c’è già  un contratto, un conto è dare il via ora».
Il Comune da qui a dicembre deve ancora tagliare 14 milioni a causa della spending review. «È una spesa necessaria — sottolinea l’assessore alla Polizia Municipale, Giuliana Tedesco — quelle in dotazione ai vigili sono armi vecchie, è un problema di sicurezza». D’accordo il comandante dei “civich”: «Non possiamo fare altrimenti — rincara Famigli — gli agenti portano pistole che hanno trent’anni. Cosa facciamo? Mandiamo in giro i vigili disarmati oppure tagliamo i servizi esterni?». A Torino il corpo è formato da 1.900 persone. Anche quelli che stanno in ufficio hanno a disposizione una pistola in armeria. E l’assessore al Bilancio si interroga: «Ma è necessario dare una pistola a tutti, anche a chi lavora allo sportello o alla scrivania? È una cosa che si potrebbe rivedere».


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