Tensione Cina-Giappone. Gli Usa: si rischia la guerra

by Sergio Segio | 17 Settembre 2012 13:03

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HONG KONG Continuano le manifestazioni anti-giapponesi in Cina, scatenate dalla questione delle isole contese fra Tokyo e Pechino. Cordoni di forze dell’ordine mantengono le strade libere dal traffico e la polizia interviene solo davanti a episodi di violenza, sia nei pressi dei consolati giapponesi – bombardati da uova, banane, bottiglie d’acqua -, sia nelle strade. Secondo l’agenzia di stampa giapponese Kyodo, le città  coinvolte domenica nelle proteste sono 85, e la violenza in alcuni casi è stata considerevole per un Paese dove le manifestazioni sono solitamente illegali, e soffocate al più presto.
Invece, oltre all’appello al boicottaggio dei beni giapponesi (anche quelli prodotti in Cina), si sono avuti attacchi per la strada a cittadini giapponesi, a Qingdao sono stati incendiati un’azienda Panasonic e un rivenditore Toyota, a Changsha uno shopping mall Heiwado è stato bruciato (e pare che la folla sia stata sobillata da un poliziotto in borghese), mentre in diverse città  molti supermercati giapponesi sono stati svaligiati, e vari ristoranti presi di mira. A Shenzhen si sono avute manifestazioni particolarmente violente e la polizia ha utilizzato lacrimogeni e manganelli per disperdere la folla, mentre a Guangzhou è stato distrutto un ristorante giapponese vicino al consolato nipponico.
La tensione è esasperata anche dalla stampa, sotto stretto controllo delle autorità , che incita al boicottaggio dei beni giapponesi (pubblicando liste di prodotti da evitare) e in alcuni casi inneggia alla guerra (come quando il Quotidiano della Sera di Pechino chiede che vengano gettate «bombe atomiche sul Giappone»). La televisione, mostrando alcune manifestazioni, si sofferma su slogan incendiari antigiapponesi portati da alcuni dimostranti – insieme al ritratto di Mao. Solo Xinhua, la più ufficiale delle voci ufficiali, ha fatto appello a un’espressione «razionale» dei sentimenti patriottici, scrivendo che questi non devono essere «a scapito dell’ordine sociale».
Da Tokyo (dove l’ambasciatore giapponese in Cina è appena deceduto per un infarto ad appena due giorni dalla nomina) il primo ministro Yoshihiko Noda, ha detto in un talk show che «la questione sta avendo un impatto sulla sicurezza dei nostri cittadini e sta danneggiando beni di proprietà  giapponese», e ha chiesto a Pechino di assicurare la loro incolumità . Noda ha però anche ribadito la posizione giapponese: la nazionalizzazione delle isole, acquistate dal cittadino giapponese che le possedeva, è stata fatta per «poterle amministrare in modo stabile».
Nel frattempo, l’esercito cinese ha dato il via a esercitazioni militari che potrebbero esacerbare ulteriormente le tensioni: sette regioni militari sono coinvolte in esercitazioni «navali, aeree e marine», che sembrano essere una dimostrazione di forza nei confronti del Giappone.
Intanto è arrivato in Giappone il Segretario Usa alla Difesa, Leon Panetta. «Preoccupato» che le provocazioni, da una parte o dall’altra, possano risultare in «errori di giudizio che potrebbero portare a un conflitto», ha invitato entrambi i Paesi alla calma. Gli Stati Uniti non prendono posizione sulle dispute territoriali – ma come alleati militari del Giappone, se scoppiasse un conflitto, si troverebbero in acque turbolente. “La polizia lascia fare e interviene solo quando la violenza eccede Consolati presi d’assalto con lancio di uova e banane Liste di merci da evitare”

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