Sul testamento biologico un balletto immorale

by Sergio Segio | 30 Settembre 2012 7:19

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Dietro alla propaganda dei Parlamentari clericali, che dicono di voler fare approvare dalle Camere il Disegno di legge Calabrò sulle Direttive Anticipate di Trattamento, e dietro le risposte di chi, come Bersani, respinge la «strumentalizzazione» di un tema tanto importante, c’è molta tattica pre-elettorale e poca sostanza riformatrice. La proposta in discussione è quella di una legge «contro» il testamento biologico. Per i fautori dello Stato Etico si tratta di chiudere le possibilità  aperte dalla giurisprudenza. Se infatti il caso del radicale Welby ha consolidato il diritto a rifiutare trattamenti sanitari anche vitali, il caso Englaro ha confermato tale diritto in capo alla persona non più in grado di intendere e di volere, riconoscendo valore anche a dichiarazioni espresse oralmente. Ciò significa che il testamento biologico si può già  fare oggi. Perché c’ è bisogno di una legge, dunque? Perché Eluana Englaro ha atteso 18 anni in stato vegetativo prima che le sue volontà  fossero attuate. L’opposizione da parte di medici e parenti può bloccare in vari modi il rispetto delle direttive anticipate. Una legge «per» il testamento biologico dovrebbe definire le procedure da seguire per avere la certezza che le volontà  siano rispettate, impedendo a chiunque di calpestarle. La legge «contro» il testamento biologico ribalta la logica: tutto ciò che non è normato non vale nulla, e comunque anche ciò che è normato serve solo come indicazione, che può essere ignorata senza conseguenze. La nutrizione e idratazione artificiale devono comunque essere imposte.
Una legge come quella di Calabrò solleverebbe problemi nella maggioranza che sostiene Monti. Già  con il preannunciato ricorso contro la sentenza della Corte europea dei diritti umani sulla legge 40 il Governo ha accettato di schierarsi a fianco dei clericali. Aggiungere un fronte di scontro con un’altra legge palesemente incostituzionale sarebbe troppo sia per Monti che per chi lo sostiene. Da qui le preoccupazioni di Bersani, anche ragionevoli nell’immediato, ma che impongo una riflessione in prospettiva. Cosa è stato fatto in questi anni dalla leadership del Pd per dare voce e forza politica a quella stragrande maggioranza degli italiani – e alla quasi totalità  della base “democratica” – che sono a favore di una legge non «contro», ma «per» il testamento biologico? Qualcuno ha visto mobilitazioni, manifesti, campagne? Il Pd è stretto nell’angolo da due problemi, il cui combinato disposto porta alla paralisi: da un lato, la logica delle espulsioni e di quel che rimane del “centralismo democratico”, che ha portato a far eleggere schiere di Binetti e binettiani per poi accorgersi di non saperne governare la presenza; dall’altra parte le esigenze di accordo immediato o potenziale un po’ con tutti: l’Udc, certo, ma anche Monti, se serve, e quindi Berlusconi, se si dovrà .
Se dunque il Partito democratico americano può permettersi congressmen antiabortisti senza che Obama li debba né allontanare né corteggiare, il riflesso antilibertario e proporzionalistico ereditato dalle tradizioni democristiana e comunista impedisce a Bersani di assumere posizioni chiare o di trasformarle in battaglie politiche. Abbiamo invitato anche Bersani, insieme a tutti i Parlamentari, al IX Congresso dell’Associazione Luca Coscioni, che si terrà  al Palazzo Reale di Milano il 6 e 7 ottobre. Sarà  il luogo di chi non ritiene di dover aspettare che siano i clericali a far ricordare che esistono i diritti civili. Altrimenti, se è vero che la loro strategia è di strumentale propaganda, si rischia di accettare che per la strategia alternativa l’anno buono sia l’anno del mai. Sono le persone in carne ed ossa, i Luca Coscioni di oggi e di domani, a ricordarci che alcuni non hanno tempo per attendere che maturino le condizioni politiche di partiti che sono sempre in ritardo rispetto alla società  e ai loro stessi elettori.
* Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni

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