Statali, Cgil e Uil confermano lo sciopero

by Sergio Segio | 5 Settembre 2012 9:33

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Un «primo» incontro per rimanere ognuno sulle sue posizioni. Sugli effetti della spending review sui lavoratori del settore pubblico nulla si muove: il ministro Patroni Griffi continua ad assicurare «dialogo senza veti» per gestire i tagli del 10 per cento; Cgil, Uil e Ugl confermano lo sciopero del 28 settembre, la Cisl invece è contraria alla mobilitazione e spinge per trovare un accordo.

Intanto però gli effetti della “Revisione di spesa” che chiuderà  i rubinetti delle risorse agli enti locali produce già  effetti devastanti lungo la Penisola: la Cgil stima in 100mila i precari che dal 31 dicembre rimarranno disoccupati e a Palermo la rabbia di molti di loro è già  scoppiata con i casi Gesip (1.800 lavoratori a casa dal primo settembre per la scadenza del contratto con il Comune) e forestali (23mila a rischio in tutta la Sicilia) che hanno bloccato buona parte della città  ieri.
Dunque in mattinata l’incontro «informale» tra ministro e sindacati non sortisce effetti. Due ore di confronto fra Filippo Patroni Griffi e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Confsal in cui ognuno dei presenti ribadisce quanto sempre sostenuto. «Ci siamo parlati con la solita franchezza ha raccontato alla fine il ministro -. Il governo ha chiarito di dare luogo all’esame congiunto per la gestione delle eccedenze, dei prepensionamenti e della mobilità ». Il confronto con i sindacati, se ci sarà  l’accordo, si tradurrà  in una direttiva da inviare alle pubbliche amministrazioni, «senza poteri di veto da una parte e dall’altra». Patroni Griffi ha spiegato inoltre che la prossima settimana ci sarà  un nuovo incontro per affrontare anche il tema di un accordo quadro. «Il 31 ottobre arriveranno i numeri reali» sugli esuberi, ha annunciato. «I 24 mila sono una fotografia di tipo aritmetico ed è precisa solo per quanto riguarda le amministrazioni statali. Il 31 ottobre i numeri saranno reali e non frutto di una proiezione aritmetica ha spiegato -. Stiamo raccogliendo ora i dati dalle singole amministrazioni per avere la proiezione della riduzione sulle dotazioni organiche attuali».
100MILA PRECARI A RISCHIO
Cgil e Uil all’unisono hanno invece richiesto il rispetto dell’accordo firmato con lo stesso ministro il 3 maggio che prevedeva un piano totalmente diverso. Assieme all’Ugl, le due confederazioni hanno confermato lo sciopero dei lavoratori statali (scuola esclusa, dunque) per il 28 settembre. E sempre all’unisono hanno espresso forte preoccupazione per la sorte dei precari, che hanno la sfortuna di avere i contratti in scadenza proprio in coincidenza con la definizione delle piante organiche. Il segretario generale della Fp Cgil, Rossana Dettori, lancia l’allarme: «Il ministro Patroni Griffi oggi ci ha detto con molta chiarezza che per il precariato non ci sono soluzioni, perché a fronte del fatto che ci sono esuberi è complicato ragionare sulla stabilizzazione dei precari. Una parte dei precari è in scadenza a ottobre» e già  tanti sono andati via: solo «nel 2011 sono stati lasciati a casa circa 45 mila lavoratori a termine». Secondo i numeri della Fp Cgil gli ultimi dati parlano di oltre 100 mila lavoratori a tempo nella Pa, esclusa la scuola. Il segretario confederale della Uil Paolo Pirani sottolinea: «Le singole amministrazioni, penso soprattutto a ricerca e sanità , devono entro ottobre definire i tagli della pianta organica. Ecco che aggiunge il livello di perdita di posti di lavoro in queste realtà  rischia di essere maggiore, con problemi sociali e di tenuta del servizio». A riguardo la Uil ha quindi proposto «l’immediata apertura di un tavolo sulla gestione del precariato».
Ben diversa la posizione della Cisl: «il ministro spiega il segretario confederale Gianni Baratta ha fornito delle risposte che consentiranno di affrontare, in un confronto con una possibile intesa, i temi stabiliti dalla spending review: esuberi, compensazioni, mobilità , tabelle di equivalenza professionale. È singolare ha continuato altri sindacati abbiano confermato invece uno sciopero in una fase in cui i lavoratori fanno già  fatica ad arrivare a fine mese».

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