Scontro Clini-Marchionne sui veicoli ibridi e elettrici

by Sergio Segio | 29 Settembre 2012 6:55

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PARIGI — Il ministro Clini «è stato ingeneroso e parziale nei confronti della Fiat». «Non capiamo perché la Fiat abbia deciso di abbandonare i progetti sull’auto elettrica dopo aver ottenuto i finanziamenti ». Botta e risposta a distanza tra l’ad del Lingotto e il ministro dell’ambiente. Oggetto del contendere i 70 milioni di euro ottenuti da Torino negli anni precedenti la gestione di Marchionne per auto a propulsione ecologica che non sono mai arrivate dai concessionari. «à‰ vero, sono fatti accaduti prima del mio arrivo — premette il manager della Fiat — ma sono pronto ad assumermi ogni responsabilità . I finanziamenti li abbiamo utilizzati al Centro ricerche per mettere a punto sistemi in grado di abbattere le emissioni. E ci sarà  un motivo se da 5 anni vinciamo il premio europeo per la casa che produce auto con le più basse emissioni. Se ce lo riconosce l’Europa può crederci anche il ministro Clini». Per quale motivo dunque la Fiat non presenta in gamma modelli a propulsione elettrica o ibrida, come fanno i concorrenti? «A gennaio presenteremo la 500 elettrica — risponde Marchionne — e lo faremo nonostante che le auto a propulsione elettrica oggi
non siano convenienti. Nel senso che ci perdiamo per ogni modello venduto».
I dati delle vendite delle auto elettriche in Europa sembrerebbero dare ragione al manager. Nel primi 6 mesi del 2012 si sono vendute nel Vecchio continente 6.500 elettriche, una ogni mille auto a propulsione tradizionale. Una quota decisamente residuale. Se si eccettua la Germania con 1.200 pezzi venduti, tutti gli altri paesi sono sotto il migliaio: la Francia con 880, la Gran Bretagna con 540, l’Olanda con 460. Fanalini di coda l’Italia con 280 e la Spagna con 220. Non molto diverso sarebbe il discorso se si prendessero in considerazione anche le ibride che in Italia sono meno dello 0,5% del mercato. Per questi motivi, sostiene Marchionne, non conviene oggi proporre auto destinate a una quota assai ridotta di acquirenti.
Le spiegazioni di Marchionne non convincono il ministro dell’Ambiente. Che nel pomeriggio rincara la dose: «La Fiat — scrive in una nota — aveva presentato progetti e ottenuto finanziamenti pubblici per produrre modelli competitivi di auto a idrogeno, elettriche, ibride e a gas naturale in grado di posizionare l’azienda nel mercato emergente del “green automotive” in anticipo rispetto alla legislazione europea. Non abbiamo capito perché la Fiat abbia deciso di abbandonare i progetti dei nuovi modelli diversamente da altri costruttori europei e giapponesi che hanno fatto dell’innovazione sugli stessi segmenti la loro cifra».
Per una guerra che si apre, una si chiude o almeno viene sospesa. Al termine della riunione dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori presieduta da Marchionne, sembra chiuso il braccio di ferro tra Fiat e Volkswagen. Quest’ultima aveva minacciato di sfiduciare lo stesso Marchionne e l’ad di Torino aveva rilanciato ipotizzando l’uscita della Fiat da Acea. Ieri mattina invece Marchionne e Winterkorn sono scesi in sala stampa sorridenti per la foto di rito. Guerra per ora in stand by.

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