Raid e crisi. L’alba «nera» della Grecia

by Sergio Segio | 10 Settembre 2012 8:45

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La tensione continua a crescere, con conseguenze che, purtroppo, nessuno è in grado di prevedere. «Alba Dorata» continua a mostrare il suo vero volto, fatto di odio e razzismo senza limite: a ventiquattro ore di distanza, si sono succedute due aggressioni contro venditori ambulanti, che cercavano di sbarcare il lunario, in una situazione sempre più difficile.
La prima, a Rafina, a circa trenta chilometri di distanza da Atene, nel corso di della festa organizzata dalla parrocchia locale, in onore della Madonna. Un militante del partito neonazista, ha da prima, fingendosi poliziotto chiesto i documenti a un immigrato proprietario di un piccolo stand. Subito dopo ha chiamato una decina di complici, sempre membri di Chrysi Avghì («Alba Dorata»), che hanno distrutto tutta la merce degli immigrati.
Al raid hanno preso parte anche due deputati del partito, Yorgos Ghermenìs e Panayotis Iliopoulos, che si sono affrettati a dichiarare: «Abbiamo fatto il nostro dovere». Stessa scena, a ventiquattrore di distanza, in un mercato per le vie di Missolungi, nella Grecia occidentale: con a capo un altro deputato, Kostas Varvarousis, militanti della stessa formazione politica di estrema destra, hanno preso di mira i banchi che a loro avviso «non erano in regola», appartenenti a piccoli commercianti stranieri. In una nuova esplosione di violenza, li hanno distrutti, buttando a terra tutta la merce. Le immagini delle aggressioni razziste hanno fatto il giro del mondo, portando di nuovo alla ribalta la fortissima tensione sociale che caratterizza la Grecia ai giorni della crisi, e le incredibili isterie neonaziste a cui può condurre. La polizia ha reso noto che è stata aperta un’ indagine, e alcuni commentatori riferiscono della possibilità  che venga chiesta l’espulsione dal parlamento dei deputati che hanno preso parte ai raid. Una mossa che al momento, tuttavia, appare alquanto improbabile.
La disoccupazione prevista, per l’anno prossimo, in Grecia, sfiora il 35%. La recessione potrebbe superare il 12%, e il governo si prepara ad annunciare il nuovo pacchetto di tagli da almeno undici miliardi e mezzo di euro. In questa situazione mai vista prima in tempo di pace, il partito del generale in pensione Yorgos Michaloliakos, con un simbolo che ricorda moltissimo la croce uncinata cerca di avvantaggiarsi in ogni modo dalla crisi che attanaglia il paese. Gli iscritti distribuiscono viveri nelle piazze delle città , «ma solo per i greci», il portavoce, Ilias Kassidiaris, in piena campagna elettorale, ha aggredito la deputata comunista Liana Kanelli, altri parlamentari vanno nelle zone degradate di Atene, insistendo per accompagnare gli anziani a riscuotere la pensione. E ci si scaglia contro gli extracomunitari che capitano a tiro.
Un incubo, dovuto, in gran parte, alle feroci politiche di austerità , imposte dalla Troika, ed, in primis, dal Fondo Monetario Internazionale. Chrysì Avghì, pesca tra la disperazione della gente, parla di “patria”, “dignità ”, “sicurezza”, a chi non ha più nulla in cui sperare, nulla da perdere. E nei sondaggi, continua a salire: secondo una delle ultime rilevazioni demoscopiche, dal 6,9% delle elezioni di giugno, questo partito xenofobo e violento, sarebbe riuscito ad arrivare al 9,5%, diventando, al momento, la terza forza politica del Paese. Alcuni analisti aggiungono che rilevazioni non ancora pubblicate, darebbero percentuali ancora più alte, vicine al 12%.
Il ministro degli interni, Nikos Dendias, ha ripetuto più volte che «non verranno tollerate ronde d’assalto e che qualunque fenomeno di questo tipo, sarà  disintegrato». Ma il portavoce dei rondisti, Kassidiaris, sprezzante, gli ha risposto: «Ogni volta che il ministro prende la parola per occuparsi di noi, guadagniamo un punto percentuale nei sondaggi».
PERICOLO DI CORTO CIRCUITO
Gli eurocomunisti di Syriza -principale partito di opposizione denunciano “il tentativo di imporre un clima da terrorismo fascista” e chiedono al governo di intervenire con assoluta decisione. Ma il pericolo del corto circuito, è fortissimo: la polizia, che in una sua buona percentuale (forse anche del 40%) appena tre mesi fa, ha votato questo partito, rischia, ora, di essere neutralizzata dal mix esplosivo di populismo e violenza di «Alba Dorata». Gli aiuti in generi alimentari e medicine e la retorica contro «i politici ladri e corrotti», adottata da tutti i membri di questa formazione razzista, hanno creato una realtà  non facile da contrastare. E più passa il tempo, peggio è.
Una delle possibili soluzioni, potrebbe essere ordinare lo scioglimento del partito, per incompatibilità  coi principi costituzionali? Un interrogativo a cui la Grecia sta cercando, disperatamente, delle risposte. Per non permettere a questi individui, di dividere definitivamente il paese tra greci poveri e immigrati poverissimi. Anche perché, come osservano molti in Rete, i responsabili dei raid, si guardano bene dal prendersela con il racket della prostituzione e dei locali notturni, saldamente in mano alla mafia russa ed ai greci del Ponto. Si è violenti e arroganti, come sempre, solo con i deboli.

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