by Sergio Segio | 2 Settembre 2012 12:27
ROMA — «Non mi parlate del conflitto tra istituzioni. Spero cessi presto». Nicola Mancino, salito a Montevergine per assistere alla festa della Madonna del santuario, celebrata dal cardinale Tarcisio Bertone, non vuole dire di più sulla complessa vicenda della trattativa Statomafia che da un lato lo vede indagato per falsa testimonianza. E dall’altra protagonista di alcune telefonate con Giorgio Napolitano tornate alla ribalta in questi giorni, dopo la pubblicazione di un articolo di Panorama che ne ha ipotizzato i contenuti.
Vicenda che vive un nuovo capitolo dopo che il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha detto alla Festa democratica di Reggio Emilia che sono all’opera “menti raffinatissime” per destabilizzare il Quirinale e i magistrati. Frase, usata da Giovanni Falcone dopo il fallito attentato contro di lui all’Adduara. Arriva così una richiesta di “chiarimenti” da Fabrizio Cicchitto. «Visto il ruolo che ricopre Grasso, dovrebbe dirci in modo assai preciso il nome e il cognome e anche le azioni concrete messe in atto dalle “menti raffinatissime” che, come nel 1992, stanno conducendo un attacco a giudici e al Quirinale» dice il capogruppo del Pdl alla Camera. Cicchitto contesta a Grasso l’uso della frase “menti raffinatissime. «Se il dottor Grasso, anche giocando sull’equivoco di una citazione, arriva a equiparare il numero di
Panorama al fallito attentato dell’Addaura a Falcone, non solo afferma una autentica sciocchezza, ma cade in un incredibile e inaccettabile esercizio di faziosità politica», attacca il dirigente del Pdl.
Contro Grasso e le sue affermazioni scende in campo anche Alfredo Mantovano, per anni sottosegretario all’Interno nei governi Berlusconi. «Se il Procuratore nazionale antimafia sa qualcosa di più, lo dica. Saremmo tutti lieti di leggere quello che è frutto non solo di opinioni ma mi auguro di elementi raccolti». Un attacco che non piace al Pd. «Le parole del procuratore Grasso offrono importanti spunti di riflessione sui rischi di destabilizzazione che il Quirinale
ha voluto porre all’attenzione », dice Laura Garavini, capogruppo democratico nell’Antimafia. «Qualcuno però fa finta di non capire e preferisce fare chiasso, con argomenti scarsi, come le diversità tra le circostanze del fallito attentato all’Addaura e quelle della situazione attuale, o minimizzando la gravità di un servizio giornalistico basato sul nulla», conclude la Garavini.
Ma a cosa mirerebbero queste “menti raffinatissime”?. Circolano ipotesi varie. Rosy Bindi, per esempio esclude un attacco dei magistrati al Quirinale. Secondo la vicepresidente del Senato «è chiaro, invece, che la destra ci stia giocando in maniera assolutamente strumentale». Anche Nino Lo Presti, deputato di Fli, ha un’idea. «Non mi stupirei — spiega — se la canea dei giornali di centrodestra contro Napolitano si concretizzasse in una richiesta di dimissioni del presidente della Repubblica». Una strategia, dice Lo Presti, «che potrebbe spianare la strada del Colle all’ex premier, che finge di non sapere nulla e si affretta a solidarizzare con la sua prossima vittima».
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