Pressing per alleggerire Iva e Irpef
ROMA — Imu, Irpef, Iva. La legge elettorale ancora non c’è, alle urne mancano sette mesi ma la guerra delle tasse sì è già aperta. Con una pressione fiscale che nel 2012 (dati del governo) è al 45,1 per cento e che il prossimo salirà al 45,4 per cento, il tema è difficilmente aggirabile. Anche perché le ultime tre manovre, per un totale di 81,3 miliardi sono state per due terzi risolte con le entrate. Le parti sociali chiedono a viva voce un intervento sulle tasse: il rapporto del centro studi Confindustria nei giorni scorsi ha parlato di una pressione fiscale «effettiva » che nel 2013 raggiungerà il 54,3 per cento e la Confesercenti ha valutato i 143 miliardi l’aumento delle tasse nel triennio 2012-2014.
Per ora il governo è al lavoro per trovare i 6,5 miliardi per scongiurare l’aumento dell’Iva previsto per il 1° luglio del prossimo anno. L’aumento fu rinviato prima dell’estate: rispetto al settembre del 2011, quando scattò solo l’aliquota più alta (dal 20 al 21 per cento), ora si profila un doppio aumento (dal 10 al 12 per cento sull’aliquota agevolata dove sono presenti molti beni di prima necessità e un nuovo rincaro dal 21 al 23 per cento sull’aliquota più alta). La missione è affidata alla «spending review 2», al tentativo di ridurre alcune agevolazioni fiscali e alla lotta all’evasione che quest’anno ha prodotto incassi per circa 13 miliardi. Ma il pressing si intensifica. Ieri, alla vigilia del secondo versamento dell’Imu (che coinvolgerà tuttavia solo 900 mila contribuenti e avrà un gettito circa 600 milioni) Silvio Berlusconi è tornato al suo vecchio cavallo di battaglia e ha annunciato l’intenzione di abolire l’imposta municipale sugli immobili. Il rischio è quello di lasciare scoperto un versante delle entrate sicuro e difficilmente aggirabile dagli evasori (come avvenne nel 2008 con l’abolizione dell’Ici). Ma il ruvido richiamo agli umori anti-fisco dell’elettorato del centrodestra è difficile da contenere e non basterà il saggio richiamo del ministro degli Interni Anna Maria Cancellieri che ieri, a stretto giro, ha indirettamente replicato, citando Tommaso Padoa-Schioppa: «Lui diceva che pagare le tasse è bello: aveva ragione perché ciò esprime un compito etico ».
Sull’Imu tuttavia la partita si potrebbe riaprire, anche se con toni più soft. Fini ha proposto di portarla in detrazione dall’Irpef, da sempre si ragiona sulla possibilità di tornare al modello Prodi che prevedeva una tassa sugli immobili crescente con il valore dell’abitazione e non uguale per tutti come avviene oggi. Nel centrosinistra si punta invece in tutt’altra direzione. Ieri il responsabile per l’economia del Pd, Stefano Fassina, ha detto che un governo Bersani «alleggerirebbe l’Irpef sui lavoratori e le imprese, chiamando a contribuire le i grandi patrimoni e le aree di evasione». Un fronte dove il pressing dei sindacati è sempre più forte: Cgil-Cisl e Uil chiedono all’unisono detassazione della tredicesima di quest’anno e del salario di produttività (che il Salva-Italia ha circoscritto).
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