Polverini resta: chi ha sbagliato pagherà
ROMA — L’unica battuta al veleno, in un giorno di melassa, è verso il segretario del Pd: «Bersani — dice Renata Polverini — mi dovrebbe spiegare perché mi dovrei dimettere se ha sbagliato un consigliere, mentre lui non lo ha fatto per i casi Lusi e Penati». Bersani replica: «Una cosa sconvolgente, bisogna tirare le conseguenze politiche di questa vicenda».
La Polverini resta in sella, non si dimette. Si complimenta con «l’opposizione ma anche con la mia maggioranza» per i tagli approvati in consiglio regionale, usa toni soft rispetto a lunedì, parla di un’aula diventata ora «bellissima», si rimette il vestito di condottiera, dopo essere stata sull’orlo delle dimissioni: «Se voi ve la sentite, io me la sento: tutto quello che faremo è sotto la lente d’ingrandimento. E chi ha sbagliato deve pagare». La crisi, per ora, rientra. Il consiglio approva all’unanimità i tagli proposti dalla governatrice: riduzione delle commissioni da 19 a 8, taglio delle auto blu, eliminazione dei monogruppi non usciti dalle elezioni. E, soprattutto, l’azzeramento dei fondi dati ai partiti, che hanno generato il sistema-Fiorito, e il dimezzamento dei rimborsi ai consiglieri per il rapporto elettore ed eletto. Angelino Alfano twitta: «Avanti così». E aggiunge: «Via i rubagalline dal Pdl».
La Polverini, al termine di una settimana tesissima, incassa anche l’avvicendamento di capogruppo nel Pdl: via Battistoni, tocca alla giovanissima Chiara Colosimo, 26 anni, «allieva» di Giorgia Meloni, ribattezzata «la ramazza di Atreju», la festa dei giovani del Pdl. Il voto, ufficialmente, è all’unanimità ma nella riunione che ha portato alla decisione ci sono state scintille. Il coordinatore regionale del Pdl Vincenzo Piso, presente al vertice, è quasi venuto alle mani con un consigliere. E il gruppo si è spaccato: 8 con la Colosimo (quasi tutti gli anti-Fiorito), 6 con Antonio Cicchetti (gli ex An, più l’ex portaborse di Cicchitto Ernesto Irmici e la berlusconiana Veronica Cappellaro). Si volta pagina, comunque. La Colosimo cita Edmund Burke, filosofo inglese di origini irlandesi: «Affinché il male avanzi, basta che i buoni rinuncino all’azione». In pochi, in aula, capiscono.
La Polverini arriva alla Pisana a consiglio iniziato da tre ore: dopo una mattinata di appuntamenti era nel suo ufficio in presidenza, in attesa. Parla di «uno sforzo immane fatto», di «un primo passo importante dopo che abbiamo dato un cattivo esempio», di «aver centrato la maggior parte degli obiettivi», parla di «venti milioni tagliati quest’anno, 28 e 28 nei prossimi: la spending review più importante a livello regionale», dice anche che «la democrazia ha un costo e che l’antipolitica porterà all’impossibilità di rapporti con gli elettori». Si chiama fuori dalla gestione dei fondi ai consiglieri: «Non sapevo nulla, non sono il capo della mia lista. Io prendo lo stipendio e il mio conto è in rosso». Poi invita i consiglieri «ad andare insieme ad inaugurare le opere di edilizia sanitaria che realizzeremo con i 6 milioni tagliati alla nuova palazzina del consiglio». La Polverini rilancia: «Potremo accorpare due Asl, sopprimere le comunità montane, unire le società regionali in alcune holding con l’inserimento dell’amministratore unico, internalizzare le funzioni Ater». E la lettera di Fiorito? «L’ha spedita ad Abbruzzese (presidente del consiglio, ndr), non ricordo». La casa dell’Ipab Sant’Alessio in affitto al «federale di Anagni» fa cadere un’altra testa: «Non ho rinnovato il commissario». Si tratta di Donato Robilotta, ex socialista, che la prende male.
Secondo la Polverini il «rapporto col Pdl è ottimo, come sempre», ma Silvio Berlusconi è preoccupato. Teme che l’onda del grillismo si diffonda, che nelle Procure scatti una sorta di fenomeno-emulazione del caso Lazio. E pensa che i sondaggi potrebbero registrare un ulteriore calo di consensi per il partito. Anche per questo il Cavaliere, che pure ha fatto di tutto per evitare le dimissioni della Polverini, non ha rilasciato alcuna dichiarazione pubblica su questa storia.
Ernesto Menicucci
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