Polverini: le dimissioni? Io mai con le mani nel sacco

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ROMA — Palazzo Grazioli, primo pomeriggio, Silvio Berlusconi incontra Francesco Battistoni, capogruppo (ormai ex) del Pdl alla Regione. Il Cavaliere ha passato il mercoledì al telefono per non far dimettere Renata Polverini e con l’esponente di Viterbo carica i toni: «Le sorti dell’Italia sono nelle tue mani. Se non ti dimetti da capogruppo perdiamo il Lazio e mi crei un problema a livello nazionale: Renata non si controlla più. Fai questo sacrificio». Battistoni, che aveva visto a via dell’Umiltà  anche Angelino Alfano, molla: «Lo faccio per responsabilità  nei confronti del mio partito», dice. Un risultato, almeno, la Polverini l’ha ottenuto. Anche se, con Battistoni, mercoledì sono volate scintille al telefono: «Mi avete scocciato. Tajani e Pallone (gli sponsor politici dell’ex capogruppo, ndr) pensino all’Europa e non a rompere le scatole a me». La tensione, col Pdl, resta alta. Ma, molto probabilmente, per ora si va avanti: il consiglio regionale approva il taglio alle commissioni (da 19 a 8), la cancellazione dei monogruppi formatisi dopo le elezioni (sono 4) e l’azzeramento dei fondi ai partiti.

La governatrice parla a Piazzapulita: «Non mi dimetto, non sono stata trovata con le mani nel sacco e non mi ci troveranno mai. La scadenza per approvare i tagli è domani: quei soldi, ai gruppi, non arriveranno più». Partita chiusa? Non ancora. Perché l’Udc, da giorni, è in «imbarazzo» per questa vicenda e adesso minaccia di sfilarsi. Dice Lorenzo Cesa: «La Polverini non entrerà  nell’Udc. E noi non stiamo qui tanto per starci, a farci tirare fango: o lei ci dimostra di poter governare o entro due giorni ce ne andiamo». Un pericolo che avverte anche la governatrice. Tanto che, secondo uomini a lei molto vicini, sta pensando a una via d’uscita: dimissioni, ma studiando una modalità  che non la crocifigga politicamente. In molti, in queste ore, si fanno domande: possibile che la Polverini non sapesse nulla dello sfacelo del consiglio regionale? O che non avesse mai capito che tipo fosse Franco Fiorito? Lei nega ogni responsabilità : «Il consiglio è autonomo, ha un suo bilancio. La giunta decide quanto dare, poi loro stabiliscono come impiegare quei soldi». E Fiorito, che in campagna elettorale ha sostenuto, anche con iniziative pubbliche, la Polverini? «Era di una lista che mi sosteneva, ho partecipato a un paio di appuntamenti elettorali con lui. Mi sembrava uno che avesse molti soldi a disposizione, ma di suv o vacanze estive non sapevo nulla. Così come non potevo sapere come sono impiegati i soldi dati al gruppo».
C’è una lettera del 18 luglio, inviata da Fiorito alla Polverini, che sembra dimostrare il contrario. La presidente si dice all’oscuro di tutto: «Ho scoperto che i consiglieri prendono più del presidente. Io guadagno 12 mila euro, sempre tanti soldi. Ma pago con le mie carte di credito». E aggiunge: «Cosa potevo fare più di quanto abbiamo deciso adesso?». L’hanno chiamata tutti in questi giorni: Alfano, Berlusconi, Casini. «L’ex premier mi ha detto di andare avanti, che io non c’entro niente». E le spese della giunta, dalla comunicazione ai vitalizi per gli assessori esterni? La Polverini contrattacca: «Ecco le spese di Marrazzo: 72 mila euro al Gambero Rosso, 34 mila alla rivista Ulisse, 240 mila a un teatro. E gli assessori sono disponibili a rinunciare a quel vitalizio». Le foto al toga-party di De Romanis? «Sono passata un attimo e sono andata via. Ho visto che era un luogo dove non potevo stare». Si sente tradita? «Sì, dalla politica. Lo sanno anche i miei predecessori: col consiglio, bisogna mediare. Anche Monti ha lo stesso problema». Il futuro? «Non vado all’Udc, è fantapolitica. E sul piano psicofisico non mi ammazza nessuno, anche se per la prima volta ho preso le gocce per dormire. Se superiamo questa fase, arriviamo al 2015. Poi, se mi vorranno, torno all’Ugl».
Ernesto Menicucci


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