Polverini firma le dimissioni Assessori tagliati, lite con il Pdl

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ROMA — Altro che «ordinaria amministrazione». Renata Polverini firma le dimissioni, ed invia la lettera al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri e al consiglio regionale, ma da qui alle elezioni (tre mesi per indirle, sei per farle) si annuncia un clima molto teso tra la ormai ex governatrice e il Pdl, maggiore azionista della coalizione che la portò alla vittoria nel 2010.
Gli ultimi veleni sono frutto del taglio degli assessori, portati in extremis da 15 a 10. La Polverini aveva annunciato che avrebbe tenuto «solo quelli a me più fedeli», e così, in effetti, ha fatto. Salvi i due dell’Udc (che pure ha decretato, di fatto, la fine della legislatura), salvo Teodoro Buontempo de «La Destra» e i personaggi più vicini alla governatrice come l’ex Ugl Stefano Cetica, che guida il Bilancio. Fuori i «nemici»: gli assessori vicini ad Antonio Tajani (Marco Mattei e Stefano Zappalà ) e quelli vicini a Fabio Rampelli che perde, un po’ a sorpresa, un pezzo da novanta come il responsabile dei Trasporti Francesco Lollobrigida, cognato di Giorgia Meloni.
Il clima, tra i pidiellini, è pesantissimo. Anche perché, ormai, la Polverini non si tiene più. Coi dirigenti locali non dialoga, anzi li scavalca e per ogni tipo di questione va da Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e Denis Verdini. Ha parlato col Cavaliere anche mercoledì sera, prima di decidere la riduzione della giunta: «Fai come credi», sarebbe stata la risposta dell’ex premier che, ormai, tende ad assecondarla.
Poi, ieri mattina, Polverini ha comunicato le sue scelte a via dell’Umiltà . Si parla di un vertice nervosissimo: «Le urla della presidente si sentivano dalla strada», racconta un dirigente pidiellino. Polverini è una furia: «Questo partito mi ha rovinato, è tutta colpa vostra. Anche se sto male: fatemi almeno andare via riducendo gli assessori», lo sfogo, tra strilla e anche qualche lacrima. Verdini e gli altri cercano una mediazione: via due di An e due di Forza Italia.
La quinta a saltare è Angela Birindelli (Agricoltura), ma per motivi giudiziari: è indagata a Viterbo per «abuso d’ufficio» e «tentata concussione», insieme al sindaco Giulio Marini e al commissario dell’Arsial Erder Mazzocchi. La vicenda è quella relativa a Vinitaly 2011: secondo l’ipotesi accusatoria, i tre avrebbero favorito un’azienda nell’assegnazione delle commesse per organizzare il padiglione del Lazio. Lei parla di «macchina del fango, da parte di traffichini di palazzo», ma intanto lascia pochi minuti prima che la esautori la Polverini.
La tensione, nel Pdl, è palpabile. I dirigenti romani e laziali avrebbero voluto il ritiro di tutta la delegazione dalla giunta, i vertici nazionali — nel timore di perdere per strada altri pezzi — hanno preferito lasciar perdere. L’amministrazione Polverini, in ogni caso, finisce qui: «Il sipario sulla legislatura si è chiuso tristemente per colpe non sue», twitta Francesco Storace. Ora c’è da stabilire la data delle elezioni, col governo che sembra orientato verso l’election day.
Non finiscono, però, i veleni. L’Espresso, oggi in edicola, pubblica infatti le foto della Polverini mentre, lo scorso 24 giugno, si reca a Ponza. La governatrice è su un guardacoste della Guardia di Finanza di 22 metri, assieme alla mamma Giovanna, alla fidatissima segretaria e al braccio destro Cetica. Davanti a loro, una motovedetta velocissima sempre delle Fiamme Gialle, usata per inseguire i contrabbandieri. L’occasione del viaggio è il «Premio Caletta», in prima fila ci sono il neosindaco di Ponza Piero Vigorelli e Bruno Vespa. Costo dell’organizzazione 30 mila euro: la maggior parte se ne va proprio per pagare i viaggi degli illustri ospiti.
Ernesto Menicucci


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