Pizzarotti nell’arena Pd E Grillo risponde a Favia: non hai più la mia fiducia

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REGGIO EMILIA — Per la serie incontri ravvicinati di un certo tipo, ecco a voi il sindaco grillino nella tana degli «zombie» (come Beppe Grillo gentilmente apostrofa Bersani e soci).
Federico Pizzarotti, primo cittadino di Parma e punta di diamante della galassia dei Cinque stelle emiliani, sbarca alla Festa reggiana del Pd (prosecuzione di quella nazionale, appena conclusa) per parlare di multiutility con i sindaci pd di Reggio Emilia, Graziano Delrio (presidente Anci), e Piacenza, Paolo Dosi.
Camicia azzurra e jeans, moglie Cinzia al fianco, l’uomo sul quale Grillo punta per dimostrare che M5s sa governare anche il mondo reale, e non solo quello del web, attraversa la Festa quasi fosse invisibile. Allo stand del «Gambero rosso», dove lo aspettano Delrio e Dosi, nessuno sembra riconoscerlo. Solo il segretario reggiano del Pd, Roberto Ferrari, stuzzicato sulla storia degli «zombie», sibila: «Ora si accorgerà  che siamo vivi, eccome».
Pizzarotti, che proprio ieri ha annunciato il taglio del 10% del suo stipendio da sindaco, non pare a disagio: «È la mia prima volta in una Festa del Pd. La storia degli “zombie”? Io sono per i toni moderati, lascio ad altri gli eccessi…».
C’è un’atmosfera guardinga, un misto tra curiosità  e diffidenza, sguardi lunghi e pochi applausi, attorno a questo sindaco che ha sempre lavorato a Reggio (in banca) e ora si trova alla guida della città  più indebitata d’Italia. Lo scontro tra Grillo e Favia? Pizzarotti, amico del consigliere regionale e in buoni rapporti con il comico capopopolo (atteso a Parma il 22 settembre per parlare dell’inceneritore), se la cava con una punta d’imbarazzo: «In tutte le famiglie ci sono contrasti, poi si trova una misura… Però credo che un incontro sul tema della democrazia interna sia necessario».
Sarà . Per il momento però il clima è incandescente. Anche ieri, tra anatemi e versi di De Andrè, il duello tra Beppe Grillo e il «ribelle» Giovanni Favia (160 mila preferenze in Emilia nel 2010), l’uomo che ha denunciato l’assenza di democrazia nel Movimento, sparando a zero contro Gianroberto Casaleggio, ha dilaniato il popolo a Cinque stelle. Attento a non farne un martire, Grillo ha annunciato che non espellerà  Favia («Io non caccio nessuno» ha scritto sul suo blog), preferendo stendergli attorno una sorta di cordone sanitario dal sapore della scomunica («Ma non ha più la mia fiducia»). Il consigliere grillino tiene duro: pur scusandosi per le modalità  delle sue esternazioni («È stato davvero un fuori onda, nulla di concordato»), ha ribadito la sostanza delle accuse («Casaleggio è il problema»), facendo sapere di non volere lasciare il Movimento.
Qualunque sia il suo destino, i contraccolpi del suo affondo sono stati pesanti. Mai come ora i Cinque stelle sono spaccati. E la decisione di Grillo di revocare pubblicamente la fiducia al suo ex pupillo ha suscitato commenti discordanti. Moltissimi coloro che, pur non condividendo lo stile di Favia, concordano con lui sulla necessità  di regole. Marco: «Caro Beppe, io intanto ho congelato la fiducia in M5s». O Alessandro: «Favia ha toppato, ma mi pare perdonabile». Altrettanti coloro che avanzano dubbi sul ruolo di Casaleggio. I fuochi grillini sono persino arrivati a lambire il Pd. È successo quando un’agenzia ha attribuito al lombardo Pippo Civati il seguente pensiero: «Candiderei Favia nel Pd come tutti coloro di libero pensiero». Vade retro! Da Bologna è partito il fuoco di sbarramento dei Democratici, con in testa il segretario Raffaele Donini: «Ma quale libero pensatore! Qui non si fa calciomercato…». Vano il tentativo di Civati di disinnescare la mina («Mai detto di volerlo candidare, ma lo prenderei nel Pd»), ormai la frittata era fatta.
La scomunica di Favia provoca sconquassi anche ai vertici dei Cinque stelle bolognesi. Uno degli avversari del consigliere regionale, il capogruppo in consiglio comunale, Massimo Bugani, fedelissimo di Grillo, ha picchiato duro sul Corriere di Bologna: «Favia è un ragazzino che, per le sue ambizioni, ha spaccato il Movimento». E tanto per restare in tema canoro, Bugani ha postato su Facebook un verso di Guccini: «Io dico addio alle urla scomposte di politicanti professionisti, a quelle vostre glorie vuote…».
Francesco Alberti


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