Più tasse ai poveri, Iva «salvata»

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Adottando un criterio prudenziale è possibile stimare una minore crescita del Pil italiano per il 2012 del 2,5% e del 3% nel 2013. Sono ordini di grandezza che trovano una parziale conferma nelle prime proiezioni del Fmi (-2% per il 2012), mentre Confindustria si è spinta oltre (-2,4%)».
La nota di aggiornamento del Def non conferma le sue proiezioni di aprile, piuttosto queste altre. Ora il Def chiarisce che il Pil per il 2012 «crescerà » del -2,4%, che l’indebitamento netto della pubblica amministrazione peggiorerà  fino a raggiungere il 2,6% del Pil, e alla fine crescerà  anche il rapporto debito/Pil. Le previsioni del governo sulla «crescita» del 2013 sono del -0,2%, ma stante i provvedimenti adottati dal governo stesso, la «crescita» per il 2013 sarà  tra il -2,5% e il -3% del Pil. Su questo possiamo anche scommettere un euro, nella speranza di sbagliare.
Ma la parte più fastidiosa è la capacità  di mentire del governo: non aumenteremo l’Iva. Siamo alla più palese presa per i fondelli. La riduzione dell’Iva (-3.280 milioni nel 2012, -6.569 nel 2013 e -9.840 nel 2014) è condizionata da un aumento delle entrate fiscali, legate alla revisione delle agevolazioni fiscali (delega fiscale Tremonti). Indubbiamente l’Iva è una imposta odiosa perché in ultima istanza si scarica su tutti i consumatori (regressiva), ma il taglio delle agevolazioni (detrazioni e deduzioni) ha contorni che sfiorano il grottesco. Tecnicamente: sono le famiglie più bisognose a beneficiare di detrazioni e deduzioni fiscali. Difatto, il mancato aumento dell’Iva si traduce in ulteriore stretta per le famiglie interessate dalle agevolazioni fiscali, che rendono quindi davvero fastidioso il pronunciamento del governo sull’Iva. Ma gli europei (gli italiani) si meritano dei dirigenti-tecnici-politici così scadenti? Ci sarà  un momento in cui «la forza delle idee diventerà  più forte degli interessi costituiti» (Keynes)?


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