Pd-Fiom, fra strappi, promesse e primi licenziati del nuovo art.18

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Lo dice Giorgio Airaudo, segretario nazionale Fiom, prima del dibattito a Fiumana, la festa della Fiom in corso a Torino fino al 16 settembre, con Stefano Fassina, responsabile del lavoro Pd. Non si rivolge tanto all’ospite della serata, che in piazza anche da contestato c’è stato e vuole tornarci, ma all’intero centrosinistra.
Arriveranno Antonio Di Pietro, Paolo Ferrero e Nichi Vendola. Continua così il percorso iniziato dalla Fiom il 9 giugno, quando a Roma riunì le forze di sinistra. Ci sono di nuovo tutti, nonostante i litigi interni. Deleghe in bianco la Fiom non ne dà  e al centrosinistra vuole chiedere che farà  nel caso ritornasse al governo, cosa chiederà  alla Fiat, come si pone rispetto alla possibilità  del referendum, come correggerà  gli errori della riforma Fornero. «Una riforma socialmente ingestibile. Come si può a 70 anni lavorare in un pronto soccorso, guidare un treno o far la maestra d’asili senza distinguere i lavori in termini di fatica e di sacrificio della vita?» sottolinea Airaudo che racconta il programma della festa come un percorso trasversale e concatenato sugli assi economia e politica, «affrontando temi poco discussi, eretici (come ha influito l’avvento dell’euro sulla riduzione dei salari?), parlandone con interlocutori diversi e distanti». Aprendo il dibattito quando altri lo chiudono, spiega Federico Bellono, segretario torinese, riferendosi all’assenza dei metalmeccanici alla festa del Pd di Torino, attualmente in corso, che ignora il tema Fiat: «Non ce la cantiamo tra di noi, ma alla rimozione preferiamo l’alternativa».
Fassina difende il suo partito ed evita di mettere il dito nella piaga: «A ottobre ci sarà  sotto la Mole un convegno sulla vicenda Fiat. Reggio Emilia, invece, è una festa nazionale e in questi casi non abbiamo mai invitato organizzazioni di categoria». Ci sarà  una prima volta?
Nell’attesa, alla festa della Fiom (e dei movimenti, è organizzata con Officine Corsare e Terra del Fuoco) si prova a pensare all’oggi e al domani. Non poteva esserci luogo più evocativo. Al parco Michelotti si riuniva la Torino operaia nei primi del ‘900. Fiumana è, invece, il nome dell’opera preliminare al Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Nel 2012 troviamo un laboratorio senza sosta in riva al Po e a due passi dal centro, dove il lavoro – smembrato e sparito dalle agende politiche – torna al centro del dibattito. Ce n’è bisogno, visto che a pochi chilometri di distanza, nei giorni scorsi, ha fatto il suo esordio il licenziamento «per motivi economici» promosso dalla riforma Fornero: vittime cinque lavoratori (tra Asti e Moncalieri), guarda caso quattro iscritti alla Fiom.
Tra il verde e gli stand si discute di rappresentanza, democrazia, diritti e economia, dalla decrescita felice ai finanziamenti pubblici all’impresa. Per Airaudo la domanda è come si porta il lavoro in un’alternativa di governo. «Ci interessa sapere come si risponde alla vicenda Alcoa. Al centrosinistra poniamo il tema del lavoro dal punto di vista umano. Quale compromesso tra economia e condizione umana? Per fortuna i quesiti referendari danno un senso al dibattito. Finora gli argomenti delle primarie sembravano solo età  anagrafica e numero di scarpe. Una pessima scimmiottatura delle campagne americane. Ai candidati chiedo invece, come metteranno mano alla riforma delle pensioni?».
Il giudizio di Fassina su quest’inizio di primarie è altrettanto negativo: «Per ora è deprimente, prevale una contrapposizione generazionale umiliante per tutti». Ma come si concilia la continuità  con Monti chiesta dall’Europa e la discontinuità  necessaria per rimettere al centro le questioni sociali? «Non va dimenticata la situazione in cui eravamo con Berlusconi. Se non ci fosse stata una discontinuità  con quel passato avremmo condizioni di vita e lavoro peggiori. Stiamo sostenendo Monti, ma dobbiamo partecipare alla costruzione di un’Europa politica. Senza quella, la vicinanza al lavoro non sarà  mai incisiva».


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