Parigi, sacrifici da 37 miliardi arriva la supertassa sui ricchi

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PARIGI — à‰ la manovra più dolorosa degli ultimi trent’anni, ha detto Franà§ois Hollande, ma probabilmente è la più dura del dopoguerra: come previsto, il governo ha annunciato 37 miliardi di tagli alle spese e nuove tasse per far scendere il deficit pubblico dal 4,5 al 3 per cento.
Una manovra considerata inevitabile: a fine giugno, il debito pubblico transalpino è salito al 91 per cento del prodotto interno lordo, ha cioè superato quella soglia del 90 per cento che molti economisti considerano pericolosissima: oltrepassarla, dicono, vuol dire rendere molto difficile un’inversione di tendenza. Jean-Marc Ayrault e il suo ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, pensano che la cura 2013 inflitta al paese possa dare i suoi frutti e favorire una discesa del debito a partire dal 2014. Ma bisognerà  che la crescita dia una mano al governo e su questo punto tutti i dubbi sono autorizzati: la Finanziaria varata ieri mattina dal consiglio dei ministri scommette su un’espansione dello 0,8 per cento, il doppio rispetto alle stime più accreditate.
I tagli colpiranno soprattutto quel 10 per cento dei francesi più ricchi. In dettaglio, 4,4 miliardi verranno dalla manovra del luglio scorso; 2,5 dalla diminuzione della spesa sanitaria; 10 miliardi ciascuno li pagheranno i cittadini e i più abbienti, mentre lo Stato taglierà  i suoi costi di altri dieci miliardi. Alcuni ministeri vedranno diminuire i loro fondi, mentre aumenteranno le dotazioni per polizia, giustizia e scuola.
Le nuove tasse sono di natura diversa. Il tradizionale ribasso delle aliquote Irpef per neutralizzare gli effetti fiscali negativi dell’inflazione (il fiscal drag) non sarà  più applicato: Fillon lo aveva sospeso, Ayrault continua sulla stessa strada, il che significa un rialzo automatico delle imposte sul reddito per chi le paga (in Francia solo il 53,5 per cento delle famiglie versa l’Irpef). I redditi da capitale (interessi, dividendi, plusvalenze) superiori a 2 mila euro saranno tassati come reddito e non più forfettariamente. L’aliquota massima dell’Irpef salirà  dal 41 al 45 per cento per chi guadagna più di 150 mila euro.
Sarà  inoltre introdotta la famosa tassa speciale del 75 per cento sui redditi superiori a un milione di euro, forse limitata al prossimo biennio. Le aliquote della patrimoniale, pagata a partire da una fortuna di 1,3 milioni in beni mobiliari e immobiliari, torneranno al livello di due anni fa, mentre le plusvalenze immobiliari saranno tassate di più e in generale tutte le numerose agevolazioni fiscali saranno ridimensionate.
Nonostante tutte queste misure, sono in molti, tra osservatori politici ed economisti, ad avere dubbi sulla possibilità  di raggiungere l’obiettivo del 3 per cento. Cosa farà  il governo se la crescita sarà  inferiore al previsto? Nella maggioranza già  si levano voci contro il rigore. Ma nuove misure potrebbero arrivare a fine anno, quando si deciderà  come alleggerire gli oneri sociali che gravano sulla massa salariale per rilanciare la competitività  delle aziende.


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