by Sergio Segio | 4 Settembre 2012 16:32
La campagna delle elezioni legislative del 12 settembre non finisce di stupire: secondo un sondaggio[1] del 3 settembre il Vvd del primo ministro uscente liberale Mark Rutte è sempre favorito, con la prospettiva di conquistare 35 seggi sui 150 dell’Assemblea nazionale. Ma il suo principale rivale non è più l’astro nascente del partito socialista Emile Roemer (sinistra radicale), protagonista dei dibattiti di tutta l’estate, bensì il partito laburista (PvdA) di Diederick Samsom.
Una settimana dopo il dibattito televisivo del 26 agosto, nel corso del quale il leader socialista si è rivelato un oratore meno convincente del suo avversario, Nrc Handelsblad osserva[2] che
Una campagna elettorale va spesso incontro a un punto di svolta. Quel momento c’è già stato: si è trattato del dibattito su Rtl, che ha messo fine al duello tra Vvd e Sp. Tuttavia, un cambiamento drastico è ancora possibile se i dirigenti commetteranno errori o daranno adito a qualche sorpresa, o anche se capiterà qualcosa di estraneo a essa, come un’accelerazione della crisi dell’euro.
Ma questa campagna serrata è indice di un “frazionamento” del paesaggio politico che potrebbe rivelarsi pericoloso, commenta Trouw[3]:
La grande crisi della politica olandese è confermata. Anzi, si è aggravata. Ci sono oltre quattro partiti di centro e un gran numero di piccoli partiti satellite. Dovremo vedercela con undici o più gruppi politici in parlamento, e tutto ciò mentre sarebbe necessario dare una risposta politica forte alla più grave crisi economica dalla Seconda guerra mondiale.
Anche se la crisi della zona euro è stata uno degli argomenti chiave – l’opposizione di Emile Roemer alle politiche di austerity gli ha permesso di risalire nei sondaggi – la campagna pare ormai dominata da tematiche di politica interna, come i tagli nel settore della sanità pubblica, la contrazione del potere d’acquisto, la scomparsa dei posti di lavoro. A torto, secondo il filosofo Paul Scheffer, che su Nrc Handelsblad scrive:
Noi osserviamo lo scenario nel quale i nostri dirigenti combattono una guerra di logoramento, ma sappiamo che i veri attori si trovano altrove. I risultati delle elezioni francesi o greche, o le decisioni della Bce, sono più importanti per l’avvenire dei Paesi Bassi delle nostre stesse elezioni. […] La mia sensazione di malessere è legata al fatto che la politica elude la vera domanda: che idea hanno i partiti dell’Europa? […] Non possiamo più fare a meno di una visione a lungo termine sulle “finalità ” dell’integrazione. In altre parole: quale forma dovrà avere l’Unione europea?
Ma questa assenza di domande sull’Europa forse è legata allo stato d’animo di una popolazione sottoposta a grandi cambiamenti. A prescindere dai risultati delle elezioni, per i vincitori non sarà facile convincere gli olandesi colpiti dalla crisi ad accettare nuove riforme. De Volkskrant avverte[4]:
Gli olandesi faranno fatica a digerire un bel po’ di cose negative. Aumenta l’età pensionabile, diminuisce l’importo della pensione per la quale hanno messo da parte soldi per anni, devono fare una croce sui loro contratti a tempo indeterminato, stanno svanendo le tutele nei confronti dei licenziamenti e dei sussidi di disoccupazione, precipita il valore delle case, rincara l’assicurazione sanitaria che per altro rimborsa sempre meno. Se non vogliamo essere dei perdenti nel nuovo ordine mondiale, l’Europa dovrà mettere insieme le proprie forze per diventare un attore energico, in grado di parlare con una sola voce. Ma questo ragionamento ispira poco, perché è privo di qualsiasi realismo e fa appello a un “noi europei” che di fatto non esiste.
Geert Wilders pare perdere colpi. Il suo partito della libertà (Pvv) nei sondaggi ha solo 18 seggi, contro i 24 che occupa adesso, e di conseguenza avrebbe sempre meno peso. Nel caso in cui si formasse una coalizione tra Vvd, il Cda (cristiano-democratici), D66 (democratici di centro) e Pvda,osserva Trouw[5], “diventerebbe realtà il peggior incubo di Wilders”:
Questo genere di governo di centro costituirà un problema per il fatto che non vi saranno rappresentati i due partiti ai due estremi dello spettro politico, l’Sp e il Pvv. Ci si chiede come si tradurrà in concreto questa frustrazione politica: probabilmente tramite una dura opposizione (Pvv) e con azioni fuori dal parlamento (Sp).
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