#OWS: Occupy Wall Street compie un anno lanciando un appuntamento globale
Wall Street viene invasa dai manifestanti che poi si accampano all’ormai famoso Zuccotti Park. Assemblee, dibattiti, qualcuno di loro era stato a Madrid e aveva riportato il funzionamento delle “acampadas” e così – accampati – sono andati avanti per oltre due mesi, all’interno di un vero a proprio villaggio ideale, almeno fino allo sgombero da parte della polizia a novembre. Oggi sono in molti a sostenere che il movimento è al tramonto, disorganizzato, senza obiettivi concreti e che sia stato solo un grande show mediatico durato qualche mese. In realtà i sostenitori del movimento hanno continuato a riunirsi e a discutere, a usare la rete per scambiarsi opinioni e informazioni, e sopratutto la parola Occupy è stata poi seguita da innumerevoli altre città , non solo negli Stati Uniti. Ma spesso senza le telecamere, che si accontentano di iniziative eclatanti per poi puntare i riflettori su qualcos’altro. Lo scorso lunedì molti hanno tentato di tornare davanti alla sede della New York Stock Exchange, ma stavolta la polizia li ha anticipati impedendone l’accesso e arrestando oltre cento manifestanti che provavano a forzare gli accessi al quartiere.
Durante quest’anno però a favore o meno di telecamera sono successe tante cose che fanno pensare che il movimento, e non solo Occupy, sia più vivo e attivo che mai. Le manifestazioni degli studenti in Cile che chiedono un’istruzione di qualità gratuita, quelli del Messico che poco prima delle elezioni presidenziali è confluito nel movimento Yo soy 132 per denunciare lo strapotere di alcuni media, capaci di influenzare le masse, gli studenti canadesi che continuano a protestare contro l’aumento delle tasse universitarie. Ma proteste si sono registrate anche in Russia, compresa quella in sostegno delle componenti del gruppo Pussy Riot. In Cina e in particolare a Hong Kong pochi giorni fa è stato sgomberato l’accampamento di Occupy, fuori dalla sede centrale del gruppo bancario HSBC.
Mentre in Europa in Spagna, Grecia e Portogallo si sono tenute manifestazioni contro le misure di austerity chieste dall’Ue. Insomma gli indignati del mondo ci sono e se anche non hanno ancora ottenuto risultati concreti, già prendere coscienza del fatto che questo sistema non funziona è un risultato. Sopratutto se le proteste e le grandi manifestazioni sembravano essere anestetizzate da una criminalizzazione sempre più persistente, un solo esempio, quello di Genova aiuta a capire perché dopo Seattle, sia stato così difficile scendere in piazza/strada per quasi un decennio. Ma lo scorso 15 ottobre da oltre 900 piazze del mondo è arrivato un segnale forte che ha fatto pensare che quel 99% esiste davvero. E dalla festa di compleanno newyorkese è stato lanciato un nuovo appuntamento globale: 13 ottobre 2012 Global Noise. Stavolta i manifestanti, sulla scia delle proteste del 2001 in Argentina conosciute come il cacerolazo, sbatteranno le pentole per strada, mirando ad attirare l’attenzione delle istituzioni ma anche a coinvolgere quelli che fino ad ora non credevano che la crisi sarebbe durata così a lungo, e sopratutto che nessuno finora sia stato in grado di dare soluzioni.
Elvira Corona (autrice di Lavorare senza padroni, Emi edizioni)
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