Olanda Un leader laburista per restare in Europa
AMSTERDAM. «Ho scelto di fare politica pensando a lei». Nel video si vede un padre che bacia una bambina seduta sul divano, prima di uscire di casa. Diederik Samsom non è diventato popolare solo puntando le telecamere sulla sua intimità , mettendo in piazza moglie e famiglia, compreso il sorriso timido della figlia disabile. Eppure se il leader laburista è clamorosamente risalito nei sondaggi, ormai testa a testa con il liberal conservatore Mark Rutte, è anche grazie ai suoi spot da reality show e allo sfruttamento intensivo del piccolo schermo. Una novità per la comunicazione politica del paese, nonostante sia proprio l’olandese John de Mol ad aver inventato il format del reality.
Il manager Unilever che ha governato il paese negli ultimi due anni ispirandosi all’efficienza di un’azienda, e il buon padre di famiglia che difende i valori di solidarietà . È nel duello tra Rutte e Samsom che ormai si gioca l’esito del voto di oggi in Olanda. Dodici milioni di elettori sono chiamati a dare la propria preferenza a uno dei ventuno partiti e partitini in lizza. Con il sistema proporzionale puro, la frammentazione politica è in aumento. Dagli animalisti agli integralisti cristiani, tutti possono aspirare a un seggio alla Tweede Kamer, la camera bassa che conta 150 deputati.
L’astro nascente di questa elezione è Samsom. Quarantuno anni, fisico nucleare, ha un passato di militanza dentro a Greenpeace. È stato arrestato una decina di volte per aver partecipato a blitz ambientalisti. Dal marzo scorso, è diventato il nuovo leader del Pvda, il partito laburista in crisi di consensi ormai da anni. Samsom ha rilanciato una campagna porta a porta come quella di Obama nel 2008 ed è stato, secondo tutti i commentatori, il migliore comunicatore nei dibattiti televisivi. Con poche battute in diretta è riuscito ad appannare l’immagine dell’avversario Emile Roemer, l’ex maoista alla guida del partito socialista e portavoce a sinistra della protesta anti-austerity.
«Non siamo una minaccia per l’Europa». Paul Schnabel è direttore del Sociaal Cultureel Planbureau, l’organismo di statistica che monitora i cambiamenti nella società olandese. Dal suo osservatorio, Schnabel prevede un esito elettorale che rafforzerà il centro moderato e i partiti favorevoli all’avanzamento dell’Ue. «Sui temi europei — spiega — non c’è gran differenza tra il programma dei liberali conservatori e quello dei laburisti». Entrambi appoggiano il Fiscal Compact e sono d’accordo per la riduzione del deficit sotto al 3% del Pil nel 2013, così come chiesto da Bruxelles. Certo, riconosce Schnabel, mai come in questa campagna elettorale è stato fomentato l’euroscetticismo, con gli estremi populismi.
È stato Geert Wilders a provocare le elezioni anticipate, rifiutandosi di votare il piano di austerity presentato da Rutte nella primavera scorsa. Il leader del Pvv, il partito per la Libertà , ha abbandonato la sua crociata contro l’Islam e l’immigrazione per concentrarsi sull’Ue. Propone il ritorno al fiorino olandese oppure la creazione di un euro del Nord, soprannominato “neuro”. Wilders chiede di abolire i fondi Ue per Grecia, Spagna e tutti i paesi del Sud, da lui chiamati “garlic countries”. L’ultima trovata è un videogame, consultabile sul suo sito, per giocare alla bancarotta «come fanno i dirigenti di Bruxelles».
Per paradosso, Wilders è in calo nei sondaggi, rischia di perdere seggi rispetto ai 24 ottenuti nel 2010. «Gli elettori non gli perdonano di aver fatto cadere il governo » spiega Schnabel. «Ma sono sempre possibili sorprese nel momento decisivo del voto». Un terzo degli olandesi è ancora indeciso. Nell’ultimo dibattito televisivo tra Rutte e Samsom, lunedì sera, si è parlato ancora una volta di economia ed Europa. Il premier uscente, uno dei più fedeli alleati della cancelliera Angela Merkel, ha difeso l’asse “Aja-Berlino”, mentre Samsom guarda a Parigi e all’ambizione del presidente Franà§ois Hollande di conciliare l’austerity con la tutela del Welfare State. «L’immigrazione è scesa nelle priorità degli olandesi — racconta il direttore dell’osservatorio demoscopico olandese — le priorità sono i salari, il lavoro per i giovani, le pensioni». La crisi si è affacciata anche nel paese dei polder, dove la disoccupazione è in aumento e la crescita rallenta. La Confindustria olandese ha avvertito di non scherzare troppo con l’euro: oltre il 75% dell’export del paese è nel Vecchio Continente. Chiunque sia il vincitore stasera, si aprirà una lunga fase di consultazione. L’ipotesi più probabile è una coalizione “viola”, misto tra il rosso del Pvda laburista e il blu dei liberali conservatori Vvd, con l’appoggio di uno o due altri partiti. È la stessa coalizione che ha governato tra il 1994 e il 2002. I toni accesi della campagna elettorale potrebbero alla fine risolversi nella tipica arte olandese del compromesso.
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