Occupy creativa sfida Wall Street, 160 arresti e caccia al giornalista

by Sergio Segio | 19 Settembre 2012 6:52

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Questo è meno mediatico, non si vedono 50.000 persone sfilare e delude l’obiettivo delle telecamere delle televisioni main stream ma è l’esempio di un movimento che ha il proprio punto di forza nell’uso creativo dell’intelligenza. A questo si riferiva anche Jello Biafra, che ha partecipato al compleanno di Occupy, rispondendo ad una domanda riguardante la scelta non violenta del movimento
«Ero a Seattle nel ’99, è bastato un assalto ad uno starbucks per dare ai media l’opportunità  di denigrare una marcia pacifica di migliaia di persone ed alla polizia la scusa per usare lacrimogeni e fare arresti indiscriminati. Bisogna fare molta attenzione. Ciò che il movimento black bloc ha fatto, nel passato aveva un senso, ma poi abbiamo visto cosa è successo a Genova; alla polizia è bastato mettersi un passamontagna e fomentare gruppi di persone a compiere atti illegali per i quali poi sono stati arrestati. Ci sono stati casi simili in Texas ed in Ohio, e degli occupiers sono stati arrestati per attività  terroristiche. Si fomenta un movimento per farlo diventare violento e poi lo si reprime. Questo si chiama intrappolarlo. Bisogna essere furbi e questo vuol dire che se anche ci piace il rumore dei vetri che si rompono è necessario essere non violenti».
E non violenta è stata la giornata di lunedì, almeno nelle intenzioni degli Occupiers. La giornata doveva cominciare impedendo a Wall Street di aprire le transazioni, questo ha portato a chiudere ogni accesso allo Stock Exchange, multiple file di transenne, polizia a cavallo, posti di blocco ad ogni angolo, e di fatto questo, più che le azioni di Occupy, ha reso difficile lo svolgersi normale della giornata lavorativa. Gli occupiers vestiti elegantemente, mimetizzati da broker della finanza, si recavano ai posti di blocco per passare e alla richiesta di un documento che provasse la loro residenza in quell’area o il loro impiego nella zona di Wall Street, rispondevano cercando a lungo nelle tasche, nella borsa, perdendo tempo, creando file lunghissime dietro di loro.
Questo ha innervosito la polizia più di qualsiasi vetrina rotta ed il risultato sono stati centinaia di fermi e 160 arresti, diversi giornalisti tra cui il giornalista economico Mark Provost, l’illustratore Molly Crabapple ed il radiofonico John Knefel. Le motivazioni per cui i giornalisti vengono arrestati non sono mai chiare, ciò che è chiaro è che sono un target della Nypd.
Sono proprio i giornalisti indipendenti e più di tutto i citizen journalist ad essere nel mirino e sono gli stessi soggetti che hanno collaborato a rendere visibile Ows. Ogni volta che i media mainstrean dichiarano il movimento morto, marginale, ci sono almeno 10 livestreamer a mostrare una piazza viva e produttiva.
Comprendere Occupy richiede uno sforzo, non è simile ai movimenti precedenti, è caratterizzato dall’internazionalismo, da competenze tecniche superiori a quelle della loro controparte, da ideologia e dalla sua prassi pragmatica. Quando sembra silente in realtà  è quando sta lavorando con più forza, costruendo alternative al sistema in cui abitiamo nel mondo occidentale. Richiede uno sforzo farsene un’idea e non usare chiavi di lettura preconfezionate, richiede uno sforzo credere che il famoso mondo diverso possibile possa essere realizzato e c’è gente che lo fa quotidianamente; ogni tanto va in piazza e si mostra ai media ma non è quella la parte più importante del suo lavoro, come spesso accade la parte più importante è quella invisibile.

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