Noi siamo e saremo con gli operai

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Ieri, a via Molise, di fronte al ministero dello Sviluppo Economico, in mezzo ai lavoratori dell’Alcoa, le tensioni sono state verso di noi perché noi c’eravamo. Perché noi ci siamo sempre stati.
C’eravamo giovedì scorso, a Portovesme, davanti ai cancelli della multinazionale americana, unico produttore nazionale di alluminio. C’eravamo, per dare solidarietà  e per ascoltare la rabbia e la fame di lavoro dei tre operai saliti su un Silos a 70 metri di altezza. Come c’eravamo nei mesi scorsi e ancora prima, nei viaggi della speranza a Roma, sotto Palazzo Chigi.
Noi ci siamo. Con i minatori della Carbosulcis. Con gli operai dell’Ilva di Taranto. Con le 70 donne, coraggiose mamme, figlie, nonne, senza stipendio da mesi chiuse giorno e notte dentro la Icb a Legnaro, nel profondo Nord. Con i “piccoli” assediati nella Val di Susa, “colpevoli” di voler lavorare. Con i “collaboratori” di Almaviva, call-center romano in bilico. Con gli uomini e le donne di Eutelia, derubati del loro futuro da banditi travestiti da imprenditori.
Gli spread della finanza accecano chi guida a Berlino, a Francoforte, a Bruxelles, quindi a Roma. Gli interessi più forti rimuovono le lezioni della storia. Andiamo in testa coda senza vedere il fossato dell’economia reale. La disperazione del lavoro diventa acuta e rianima i populismi.
No, noi non siamo venduti, come mi è stato sputato in faccia ieri. No, non siamo tutti uguali. Noi ci siamo e ci saremo. Quando c’è il sole, purtroppo sempre più raramente. E quando c’è tempesta, come è nella livida stagione in corso.
Noi siamo impegnati, con voi, a cambiare rotta. È una sfida di portata storica per rigenerare da un’Europa oggi matrigna la madre della civiltà  del lavoro. Combattiamo, come voi, a mani nude, contro chi vuole riportare indietro la storia. Insieme, soltanto insieme, possiamo farcela.


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