Napolitano apre le carceri alla clemenza

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Giorgio Napolitano ha rilanciato l’allarme sulle condizioni disastrose e il sovraffollamento delle carceri italiane. Il presidente della Repubblica ha ricevuto una delegazione dei firmatari, accademici e giuristi, della lettera aperta sul tema della giustizia e della realtà  carceraria, guidata dal professor Andrea Pugiotto. Con loro ha «condiviso una dura analisi critica e l’espressione di una forte tensione istituzionale e morale per una realtà  che non fa onore al nostro paese, ma anzi ne ferisce la credibilità  internazionale e il rapporto con le istituzioni europee». Poi Napolitano ha diramato una nota in cui rilancia «l’allarme e l’appello» che aveva già  rivolto al parlamento alla fine dello scorso luglio.
Pur riconoscendo «al governo e alle forze che lo sostengono» di avere già  iniziato ad affrontare il problema ottenendo alcuni risultati sul tema del sovraffollamento, il presidente ha rinnovato «l’auspicio che proposte rivolte a incidere anche e soprattutto sulle cause strutturali della degenerazione dello stato delle carceri trovino sollecita approvazione in parlamento. A cominciare da quelle già  in avanzato stadio di esame per l’introduzione di pene alternative alla prigione». Non solo, Napolitano non ha eslcuso il ricorso all’amnistia o all’indulto che pure a luglio aveva giudicato difficilmente realizzabili in tempi brevi. «Restano nella stesso tempo aperto – scrive il Quirinale – all’attenzione del parlamento in questa legislatura ormai vicina al suo termine e in quella che presto inizierà , sia la questione di un possibile speciale ricorso a misure di clemenza, sia della necessaria riflessione sull’attuale formulazione dell’articolo 79 della Costituzione che a ciò oppone così rilevanti ostacoli». Significa che il presidente non esclude che prima o poi venga rivista quella norma della Carta che permette di concedere l’indulto o l’amnistia solo con una legge votata dai due terzi di Camera e Senato.
«Il parlamento faccia proprie le parole di Napolitano senza pensare a possibili conseguenze elettorali – raccomanda Patrizio Gonnella, presidente di Antigone – Se c’è la volontà  politica si può ancora fare in tempo». Franco Corleone, garante dei detenuti di Firenze e membro della delegazione che ha incontrato Napolitano, ha ribadito che una delle ragioni principali del sovrafollamento è dovuta alla legge sulle droghe Fini-Giovanardi e ha chiesto che almeno per «elminare le storture macroscopiche su questo tema si operi per decreto».
I detenuti in Italia sono oltre 66 mila a fronte di una capienza di 45 mila posti, di questi 23 mila sono stranieri (35,8%) e anche sul modo di gestire l’immigrazione, a partire dalla legge Bossi-Fini , occorre intervenire se si vuole risolvere il problema del sovraffollamento e restituire dignità  ai detenuti italiani e non. (g.sal)


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