Merkel nella tana dei rigoristi «I mercati? Contro i popoli»

by Sergio Segio | 4 Settembre 2012 7:00

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BERLINO — Non dimenticare le ragioni della solidarietà , lavorare per un Europa «stabile e più forte» che non sia però «un’unione del debito», portare lo spirito dell’economia sociale anche nella finanza, «perché, se consideriamo come hanno funzionato i mercati internazionali negli ultimi cinque anni, si vede come non abbiamo affatto servito la gente». È un messaggio calibrato attentamente, ma forte nella denuncia delle distorsioni della speculazione, quello che Angela Merkel ha inviato all’inizio di una settimana-chiave per gli sviluppi della crisi. L’impressione è che sia iniziata la ricerca di un dialogo più serrato con l’opinione pubblica, in grado di consentire alla politica di fare il proprio lavoro. Senza mettere da parte, naturalmente, le priorità  a cui non si può rinunciare. Lo scopo è convincere, soprattutto se è vero che quasi tre quarti dei tedeschi pensano per esempio che Atene dovrebbe rinunciare alla moneta unica.
Il luogo scelto per fare tutto questo è stata quella Baviera che per alcuni suoi politici e intellettuali «deve andare avanti da sola». E non è certamente senza importanza che proprio agli elettori cristiano-sociali (e ai loro dirigenti), riuniti per l’antica fiera popolare di Gillamoos, ad Abensberg, tra Monaco e Regensburg, la Cancelliera abbia spiegato quello che si deve chiedere ma anche, e forse di più, quello che è necessario dare. «Abbiamo premuto per le riforme negli altri Paesi anche se qualche volta ci dicono che la nostra è una linea dura. Ma nella attuale, difficile fase, queste nazioni meritano la nostra solidarietà  e siamo dalla loro parte mentre cercano di superare le difficoltà ». Lei ha parlato ai tedeschi. A tutti gli altri si è rivolto invece il ministro della Finanze Wolfgang Schà¤uble.
Pochi giorni prima della riunione del board della Bce, l’uomo che guida la politica economica tedesca ha infatti messo in guardia in primo luogo contro il rischio di «alimentare false aspettative». Il governo di Berlino, ha spiegato, ritiene che «la politica monetaria non debba essere utilizzata per finanziare il debito pubblico». E anche il portavoce del governo, Steffen Seibert, si è incaricato di fissare ancora una volta i confini che per ora non si vogliono oltrepassare: «Siamo fiduciosi che la Bce farà  quello che è necessario, nel quadro del suo mandato». Per quanto riguarda la Spagna, dove Angela Merkel si recherà  giovedì per incontrare Mariano Rajoy, «quando il lavoro è stato fatto e la struttura dell’economia e del mercato del lavoro è stata migliorata, si è avuta una ricaduta positiva sui tassi di interesse».
Schà¤uble si è detto anche sicuro che la Corte di Karlsruhe, il cui verdetto è atteso per il 12 settembre, non bloccherà  il fondo salva Stati. «Abbiamo analizzato gli accordi — ha spiegato — e non abbiamo trovato niente in contrasto con la nostra Costituzione». È la speranza di tutti, per la salvezza dell’euro. Ma se questo ostacolo verrà  superato, anche il conto alla rovescia per il voto in programma tra dodici mesi potrà  effettivamente partire. E sarà  totalmente dominato dagli interrogativi posti dalla crisi europea. Ad Abensberg, dopo un sorso ad un gigantesco boccale di birra e mentre gli altoparlanti diffondevano la canzona Angie dei Rolling Stones, che ha ormai imparato a sopportare, la Cancelliera è sembrata pensare soprattutto a questo. Vincere le elezioni, in Germania e in Europa, quando si stabilisce congiuntamente di avere finanze solide e di non spendere più di quello che si incassa, ha osservato, «è la vera questione della nostra democrazia». Intanto però, in questi anni, «pochi si sono arricchiti e molti, nel mondo, hanno dovuto pagare». Una diagnosi senza appello.
Paolo Lepri

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