“Maugeri, Formigoni conosceva i conti” così le carte smentiscono il presidente
MILANO — Formigoni conosceva i bilanci della fondazione Maugeri. Questo si deduce dalla lettura degli atti ufficiali della giunta regionale e del ministero della Salute. L’ultima bugia del governatore lombardo indagato per corruzione proprio per aver preso 7,8 milioni di euro in benefit dai consulenti della clinica pavese Piero Daccò e Antonio Simone, emerge dalla lettura di due documenti. Il primo è una delibera del 2004 con il quale la Regione esprime parere favorevole affinché il ministero confermi lo status di Irccs, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, alla fondazione: l’atto viene poi recepito da un decreto ministeriale del 2005 controfirmato da Formigoni. Il secondo è una delibera del 2008 seguita da un decreto del 2009.
Il 25 luglio Formigoni dice, parlando in commissione Salute al Senato: «Le fondazioni Maugeri e San Raffaele sono enti a rilevanza nazionale, con autonomia e personalità giuridica. La vigilanza sui bilanci degli Irccs spetta al ministero della Salute: se avessi, come presidente di Regione, chiesto informazioni sui bilanci, mi avrebbero risposto “Formigoni, sta’ a casa tua”. Una tesi che Formigoni ripete il 20 settembre, quando il Corriere della Sera scrive che il presidente ha cancellato, due giorni prima dell’arresto di Daccò e Simone, la fondazione dai registri della Regione: «Il potere di controllo sugli Irccs privati non spetta a noi, ma spetta alle prefetture e al ministero della Salute ».
LE FIRME
Ma nella delibera 18231 del 19 luglio 2004 per la conferma del riconoscimento dell’Irccs è scritto nero su bianco che «la documentazione risulta completa ed esauriente rispetto a quanto dichiarato circa il possesso dei requisiti indicati…». Il governatore e la giunta lo possono affermare perché nelle schede istruttorie allegate al provvedimento sono indicati, tra le documentazioni presentate, i bilanci di esercizio del 2000, del 2001 e del 2002. «L’istanza è completa», recita l’atto timbrato dalla direzione della Sanità e siglato da Carlo Lucchina, il direttore generale indagato oggi per corruzione con Formigoni. Qualche mese dopo, la delibera entra nel fascicolo del decreto ministeriale firmato da Girolamo Sirchia e controfirmato da Formigoni. Lo stesso iter viene ripetuto tra il 2008 e il 2009: anche in quest’occasione la Regione assicura di aver controllato i bilanci degli anni che vanno dal 2004 al 2006.
IL PATTO CON DACCà’
I pm Greco, Pastore, Pedio, Orsi e Ruta stanno studiando le delibere che hanno regalato alla clinica oltre 200 milioni di euro in più in dieci anni. Il patto d’acciaio con Daccò che consente di ottenere finanziamenti record viene siglato con un contratto di consulenza firmato l’8 gennaio 2001. Lo ammette Costantino Passerino, direttore amministrativo della fondazione Maugeri, quando il gip Vincenzo Tutinelli gli mostra l’accordo. Gli effetti della “cura Daccò” si vedono a partire dall’anno
dopo: nel 2001 alla Maugeri la Regione assegna 5,8 milioni di euro. L’anno dopo, diventano 12,6 milioni. L’impennata è dovuta soprattutto ai rimborsi per la riabilitazione, che nel giro di un anno viene pagata tre volte di più: nel 2001 la riabilitazione vale 3,7 milioni, nel 2002 costa 10,7 milioni. Da allora, la fondazione aumenta costantemente gli introiti, riuscendo, in alcuni casi, a percepire finanziamenti più alti di strutture con impact factor decisamente superiore come l’Istituto europeo di oncologia e l’Istituto nazionale tumori. Non proprio due centri di serie B.
I PIà™ BRAVI DI TUTTI
Il boom è merito anche dei parametri riguardanti la ricerca e quindi proprio dello status di Irccs. Nel 2010, per esempio, la Maugeri riceve il 19 per cento di maggiorazioni tariffarie in più. La stessa cosa accade per lo Ieo di Veronesi e per l’Int. Come è emerso da una risposta della Regione a un’interrogazione del Pd,
in termini numerici la fondazione ne esce molto avvantaggiata: 20,3 milioni di euro contro i 4,4 milioni dello Ieo e i 7,6 milioni dell’istituto nazionale tumori. Entrambi i concorrenti hanno un impact factor e un rapporto tra ricercatori e pazienti decisamente più alto. Ma devono accontentarsi.
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