Martini, è il giorno del lutto funerali in Duomo con diretta tv
UN OMAGGIO incessante, per tutta la giornata. Oltre centocinquantamila persone in meno di due giorni, una fila commossa e silenziosa che, nel pomeriggio di ieri, arrivava fino in via Manzoni, srotolandosi per quasi un chilometro e diramandosi verso via Dante. Milano darà oggi l’ultimo saluto a Carlo Maria Martini, il suo cardinale, cardinale di tutti, come dimostra l’affetto enorme, spontaneo che la città gli ha tributato nei due giorni in cui la sua salma è stata esposta in Duomo, tanto da far decidere alla Curia di allungare fino almeno alle 23, ieri sera, l’apertura della camera ardente. Ancora questa mattina, fino alle undici e trenta, sarà possibile mettersi in coda per arrivare all’altare della cattedrale: a quell’ora i portoni verranno chiusi, e si prepareranno le esequie solenni dell’uomo che ha guidato per 23 anni la diocesi più grande del mondo.
È lutto cittadino, oggi: in tutti gli uffici comunali e per tutta la giornata le bandiere saranno a mezz’asta, e il Comune ha invitato la cittadinanza a osservare un minuto di silenzio alle 16, ora di inizio dei funerali per i quali la curia ha organizzato un servizio imponente, con un maxischermo in piazza Duomo per i tanti che presumibilmente resteranno fuori dalla cattedrale (molte tv avranno una diretta, e sul sito di Repubblica si potrà seguire una diretta web). In tutte le chiese milanesi, ieri, i parroci hanno
informato i fedeli sull’organizzazione dei funerali: le porte del Duomo verranno aperte alle 14,30, le navate centrali saranno riservate ai prelati, quelle laterali ai fedeli. Difficile fare stime, anche se i numeri di questi giorni lasciano presagire una grande partecipazione della città .
Ieri San Siro si è fermato con un minuto di silenzio prima della partita tra Inter e Roma. E anche le istituzioni hanno reso omaggio alla salma in Duomo: alle 17,30 il premier Mario Monti (che oggi sarà ai funerali) è arrivato in Duomo — per lui un applauso dai presenti — e poco prima anche il ministro Piero Giarda e il presidente della Rai Anna Maria Tarantola avevano sostato davanti alla bara. In un banco, nel primo pomeriggio, si stringevano Pippo Baudo e il sindaco Giuliano Pisapia, appena rientrato in città . Ha ricordato, Pisapia, una dedica che gli aveva scritto Martini — «Chi è orfano della casa dei diritti difficilmente sarà figlio della casa dei doveri» — e ha aggiunto: «Il cardinale è stato un punto di riferimento fondamentale per i laici e i cattolici, per i credenti e per i non credenti: ora rimangono le sue parole e i suoi scritti, rileggerli sarà importante per governare bene questa città , perché Milano torni ad essere accogliente, capace di essere generosa con tutti e di rispettare i diritti e i doveri di tutti».
In questi giorni si è ricordato il ruolo importante che Martini ebbe negli anni di piombo, quando riuscì ad aprire una breccia in alcuni terroristi, tanto da portarli a consegnare, proprio in Curia, le armi. E ieri un magistrato di quegli anni, il procuratore capo di Varese Maurizio Grigo, ha ricordato che le sue parole furono «di grande
conforto anche per noi magistrati ». Sul fronte opposto allora, Sergio Segio, ex leader di Prima Linea, che oggi sarà ai funerali e che ieri, all’agenzia Ansa, ricordava il credo di Martini: «Mettersi in mezzo e sarà pace». Accanto alla sua bara, in preghiera, non sono mai mancati i suoi fratelli: Dionigi Tettamanzi, il suo successore, ha benedetto la bara nel pomeriggio, è rimasto raccolto in preghiera, e così in serata ha fatto l’attuale arcivescovo, Angelo Scola, prima di recitare il rosario. Uomo del dialogo tra religioni, il cardinale Martini è stato ricordato ieri anche nella sinagoga di via Guastalla, nella Giornata della cultura ebraica, e oggi, alle 12 in piazza Fontana, i rabbini milanesi reciteranno salmi in suo onore.
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