by Sergio Segio | 22 Settembre 2012 7:16
MILANO — Sale la tensione alla vigilia del delicato incontro tra il governo e la Fiat. A Sergio Marchionne non sono andate giù le parole di Corrado Passera, che due giorni fa da San Paolo aveva commentato i risultati raggiunti dal gruppo torinese in Brasile, dove la Fiat è leader di mercato. «I suoi innegabili successi in Brasile dimostrano che quando si è in sintonia con un Paese i risultati arrivano» aveva detto il ministro dello Sviluppo economico, aggiungendo però: «Dovrà spiegarci perché non riesce a guadagnare in Europa e in Italia, a differenza dei suoi concorrenti». La risposta è arrivata a stretto giro, accendendo la polemica. A Passera «non sarà sfuggito che il governo brasiliano è particolarmente attento alle problematiche dell’industria auto» ha replicato l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler con una lunga nota.
Quello che Passera ha visto in Brasile — il progetto della nuova fabbrica di Recife: 250.000 auto l’anno — è certamente merito del lavoro fatto dal Lingotto, ha fatto presente il manager, ma in un contesto favorevole creato dalla politica industriale adottata dal governo di Dilma Rousseff, incentrata su aiuti, sgravi fiscali e una riduzione dei tassi di interesse, che ha tenuto il Paese al riparo dalla recessione mondiale. «Sono sicuro che il ministro sappia che le case automobilistiche che vanno a produrre in Brasile possono accedere a finanziamenti e agevolazioni fiscali» ha spiegato Marchionne. «In particolare — ha ricordato — per lo stabilimento nello Stato di Pernambuco, in corso di costruzione, la Fiat riceverà finanziamenti sino all’85% su un investimento complessivo di 2,3 miliardi di euro». Non solo: «A questi si aggiungeranno benefici di natura fiscale, quando sarà avviata la produzione di automobili, per un periodo minimo di 5 anni».
Insomma: dove ci sono le condizioni — è il pensiero di Marchionne — la Fiat le cose le fa. In Italia «l’ultima operazione del genere si è verificata all’inizio degli anni Novanta per lo stabilimento di Melfi» ha ricordato il numero uno operativo del Lingotto. Che non si fa troppe illusioni: «Sappiamo bene che, considerando l’attuale quadro normativo europeo, simili condizioni di finanziamento non siano ottenibili». Però qualcosa, fa intendere Marchionne, si deve fare. «Abbiamo proprio un incontro domani» ha replicato Passera, che insieme al premier Mario Monti e al ministro del Welfare, Elsa Fornero, oggi incontrerà il presidente di Fiat, John Elkann, e Marchionne a Palazzo Chigi.
L’appuntamento serve a fare chiarezza. Sulle intenzioni del Lingotto e sulle possibili aperture del governo. «Mi auguro che la Fiat mantenga, pur nel rispetto delle logiche di profitto e d’impresa, la sua italianità », ha auspicato il presidente del Senato, Renato Schifani. «Gli italiani hanno dato tanto alla Fiat e la Fiat ha dato tanto all’Italia: credo che questo matrimonio non si possa sciogliere». Alla vigilia dell’incontro nel governo c’è prudenza, ma anche un cauto ottimismo. «Speriamo sia un incontro utile, bisogna chiarirsi e parlarsi — ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà —. È necessario che i problemi vengano esposti con chiarezza e sincerità , bisogna che qualcuno si impegni ad ascoltare e a risolvere i problemi nei limiti del possibile». «Il governo si caratterizza per una certa sobrietà — ha aggiunto —, soprattutto quella degli annunci, e anche a me non piace fare anticipazioni, sono tuttavia cautamente ottimista». Sulla stessa linea il ministro del Welfare, Elsa Fornero: «Aspettiamo. Bisogna essere fiduciosi, un ministro deve essere fiducioso per dovere», ha affermato. L’auspicio del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è che il confronto aiuti non solo a fare chiarezza ma anche a trovare un percorso che possa essere di stimolo all’industria perché «un grande Paese come l’Italia non può non avere una grande azienda automobilistica».
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